Giorgia Castriota

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Denaro ricevuto «sistematicamente» e poi gioielli, orologi, viaggi e un abbonamento in tribuna d'onore allo stadio Olimpico per le partite della Roma sono le «utilità» che il gip di Latina Giorgia Castriota avrebbe ottenuto - secondo la ricostruzione della Procura di Perugia - dopo avere conferito irregolarmente incarichi di collaborazione nell'ambito di procedure di amministrazione giudiziaria di beni sequestrati. Un'indagine che ha coinvolto anche Silvano Ferraro e Stefania Vitto, entrambi collaboratori nell'ambito di procedure di amministrazione giudiziaria. I tre sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare del gip del capoluogo umbro. In carcere per Castriota e Ferraro e agli arresti domiciliari per Vitto. Corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari ed induzione indebita a dare o promettere utilità le accuse contestate a vario titolo nel fascicolo.

Secondo il gip quello che emerge dalle indagini del comando provinciale perugino della guardia di finanza - guidato dal colonnello Antonella Casazza - è uno scenario «granitico di gravità indiziaria» nel quale si delinea «un chiaro quadro di accordo corruttivo e di vendita della funzione, nel quale soggetti nominati… (dal giudice) … all'interno dell'amministrazione, già legati … da rapporti personali pregressi, retrocedevano al magistrato, sotto forma di contributo mensile ed altre regalie, parte del denaro… (che lo stesso giudice)…liquidava loro per l'adempimento degli incarichi». Gli accertamenti sono stati condotti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle di Perugia coordinate dalla Procura guidata da Raffaele Cantone. Hanno delineato quella che gli inquirenti ritengono una rete di rapporti amicali e di frequentazione fra i vari soggetti che, all'interno dell'amministrazione giudiziaria, hanno percepito «e stanno tuttora percependo» compensi particolarmente cospicui. In particolare il conferimento degli incarichi sarebbe avvenuto «al di fuori di qualsiasi criterio oggettivo» e in contrasto con la norma che stabilisce il divieto di assumere il ruolo di amministratore giudiziario e coadiutore da parte di coloro che hanno, con il magistrato che conferisce l'incarico, una «assidua frequentazione».

Il giudice di Latina - sempre secondo l'ipotesi accusatoria - non solo avrebbe direttamente nominato ed agevolato il conferimento degli incarichi a persone con cui intratteneva rapporti personali «consolidati», ma avrebbe percepito, sistematicamente, parte dei compensi in denaro liquidati da lei stessa o corrisposti a titolo di compenso dalle società sequestrate. Nella misura cautelare, a Castriota vengono contestati «plurimi atti contrari ai doveri d'ufficio» nella la gestione delle società sequestrate. Quali l'omessa vigilanza o la mancata denuncia di attività illecite da parte degli ex amministratori, ma anche condotte attive, come l'intenzione di portare le società al fallimento e nominare curatori gli stessi professionisti, «con lo scopo, verosimilmente», di mantenere il controllo sulla procedura e non perdere la fonte di guadagno oltre a quello di tutelare sé stesso da ingerenze esterne. Nel fascicolo risultano indagati anche altri due professionisti coinvolti nelle stesse amministrazioni giudiziarie.
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