Rugby Italia, "taglia" il ct Crowley dopo i Mondiali, nominato Gonzalo Quesada Chi è Il caso Parisse

Federazione "bruciata" dalla voci, il "no" di allenatori francesi, il presidente Innocenti: "Positivo il bilancio del ct"

Rugby Italia, la Fir "taglierà" il ct Kieran Crowley dopo i Mondiali, arriva l'argentino Gonzalo Quesada Il caso Parisse
di Paolo Ricci Bitti
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Giovedì 15 Giugno 2023, 20:39 - Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 15:46

C'eravamo tanto evitati. Dopo appena due stagioni e alla faccia dei tempi che servono per costruire ogni cosa, la Federazione italiana rugby annuncia che il ct neozlandese Kieran Crowley lascerà la guida degli azzurri dopo il Mondiale in autunno in Francia. Il contratto con il 62enne campione del mondo con gli All Blacks fissava come termine il giugno del 2024 e il tecnico aveva chiesto che fosse rinnovato fino ai Mondiali 2027 durante i quali sperava di raccogliere i frutti del gruppo di giovani innestati in queste due stagioni. Invece il presidente federale Marzio Innocenti, che due anni fa aveva scelto Crowley per sostituire Franco Smith, ha deciso che fosse meglio cambiare strada già da novembre: dopo aver incassato qualche "no" in Francia (Laurent Travers) e qualche "forse" altrove, oggi è stato annunciato l'argentino Gonzalo Quesada, 49 anni, in uscita dallo Stade Français, assai quotato ma che non ha mai allenato una nazionale e che porterà all'ennesimo cambio di scuola sulla panchina azzurra che finora ha parlato francese, gallese, irlandese, gallese, neozelandese e sudafricano. Una babele dai risultati altalenanti. L'italiano? L'ultimo ct italiano è stato per una breve parentesi nel 1999 Massimo Mascioletti. Se ne riparlerà insomma, per un tecnico "made in Italy", da dopo i Mondiali 2027.

La Fir, anticipata dal mensile All Rugby e da voci in arrivo soprattutto dalla Francia compresa quella relativa a Quesada, è stata costretta a uscire ieri con l'annuncio del "taglio" del ct.

Che arriva, in maniera a dir poco singolare, prima dei mondiali che il ct dovrà comunque affrontare.  

"E' il momento dei bilanci - dice Innocenti attraverso una nota della Fir - E quello di Kieran con il rugby italiano è molto positivo. Ha cresciuto un gruppo di ragazzi facendoli diventare uomini e giocatori di alto livello internazionale, e di questo gli saremo eternamente grati. Ma il nostro lavoro insieme non è ancora finito, ci resta una esaltante avventura da vivere in Francia il prossimo settembre e sono certo che lui e la sua squadra lasceranno la loro indelebile impronta nella storia del rugby italiano".

Dunque un "bilancio molto positivo" e "un'eterna gratitudine" per spiegare il "no" alla richiesta di Crowley di estendere il contratto.

Il ct da parte sua dice, sempre nella stessa nota: "Mi sarebbe piaciuto essere coinvolto con la Nazionale italiana anche per il prossimo ciclo di Rugby World Cup e sono dispiaciuto della scelta della Fir di non estendere il mio contratto. Abbiamo una squadra giovane, che ha maturato una buona esperienza nel corso dell’ultimo anno, con prestazioni che hanno evidenziato miglioramenti in moltissime aree. Abbiamo cambiato il modo di allenarci in palestra e in campo e nel modo in cui approcciamo e giochiamo gli incontri. Abbiamo modificato la mentalità, instillando coraggio e fiducia nei propri mezzi, senza vincoli. Con un Mondiale e altri quattro anni di incontri internazionali, avremo un gruppo con una media di 50-60 caps, una prospettiva emozionante. Purtroppo non sarò parte di questo percorso".

Linguaggi diversi: di fatto da mesi i rapporti tra il presidente federale e il ct erano al minimo. E in Fir non devono essere piaciute le dichiarazioni del ct alla stampa anglosassone sullo «smantellamento» del sistema di formazione dell'alto livello allestito dal 2016 (presidenza Gavazzi) dal ct O' Shea e dal connazionale Stephen Aboud, sistema che ha fatto maturare i talenti che innervano la nazionale di Crowley e che innerveranno quella di Quesada. 

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Il bilancio

Ma vediamo il bilancio del ct ricordando che tra le voci in rosso c'è sicuramente la pervicacia del neozelandese a non imparare l'italiano dopo aver trascorso nel paese "che avrà sempre un posto nel suo cuore" almeno dieci anni. 

Crowley ha vinto 6 partite e ne ha perse 13. Negli annali e nelle anime degli inossidabili appassionati di rugby spiccano nel 2022 la vittoria "salvifica" in Galles nel Sei Nazioni che ha interrotto la striscia di ko che durava dal 2016 e quella siderale e inedita sull'Australia a Firenze. Resta anche un gioco offensivo molto piacevole ed efficace cresciuto anche grazie all'arrivo di Ange Capuozzo, gioco in cui va dato qualche merito pure al connazionale Neil Barnes, consulente a gettone di Crowley. Molto migliorata anche la tenuta fisica, l'ultimo quarto dei match non è più in apnea. I crediti dell'Italia all'estero, insomma, erano assai migliorati.

La voci in rosso: la sconfitta inqualificabile in Georgia contro la nazionale che più si propone al nostro posto nel Sei Nazioni e una difesa che non è riuscita a scendere sotto la media ahinoi storica di 4/5 mete incassate a partita. E magari mettiamoci anche la gestione di un paio di partite in bilico con la vittoria svanita nel finale. Ma qui si entra nelle opinioni come quelle di chi dice, esagerando, che il successo sul Galles è merito solo del guizzo allo scadere di Capuozzo (che inizialmente non avrebbe convinto Crowley) e che il ko clamoroso inflitto all'Australia è arrivato solo grazie all'errore dalla piazzola di un novellino aussie che ha fallito una facile trasformazione. Cattiverie immotivate.     

Il caso Parisse

Non è immotivato invece, alla luce del "taglio" annunciato" oggi dalla Fir, ritornare sul caso Parisse e della sua arcimiope esclusione dalla Coppa del Mondo. Ma come,  la federazione ha affidato in esclusiva proprio al ct già in uscita la gestione dell'unica questione che avrebbe potuto illuminare il mondiale degli azzurri in Francia? Crowley, con alto sprezzo del ridicolo, ha detto che si tratta "di una scelta tecnica", ovvero che un asso come il 39enne ex capitano azzurro non è altezza del gruppo che porterà in Francia, dove peraltro Sergio Parisse è da sempre una star come ha confermato l'ultima magnifica stagione al Tolone. Tecnicamente un'eresia, insomma. Inoltre va ricordato che il mondiale che attende gli azzurri è già scritto nel marmo: vittorie di prammatica contro Namibia e Uruguay (ché se si deve trepidare per questi match di scarso appeal anche per gli appassionati è meglio abbassare subito la saracinesca) e sconfitte di altrettanta prammatica contro Francia e Nuova Zelanda. Altri scenari non sono previsti: proprio nemmeno parlarne dell'ipotesi di passare per la prima volta ai quarti di finale.

Quanto conta allora il parere di un ct per di più uscente in questo scenario granitico? Non era proprio possibile convincerlo, sempre questo ct uscente, a portare Parisse che merita tecnicamente e moralmente un ultimo passaggio in azzurro? Lo meritano, va da sé, anche i fedeli del rugby italico. Gli si sarebbe guastato, a Crowley, quale progetto per la nazionale, quale progetto per lui che a novembre sarà già probabilmente in Giappone? Si pensa che i riflettori dei media anche internazionali si accenderanno sull'Italia per i match scontati di cui abbiamo detto? Evidentemente Crowley, oltre a non considerare tecnicamente utile Parisse, non ritiene interessante la notizia del primo e unico giocatore al mondo (tutti gli sport di squadra compresi) a disputare sei mondiali. Ci avrebbero titolato tutti, nel mondo. Ma lui fa il ct e per di più è uscente. Invece i vertici della Fir ci tenevano davvero a portare Parisse ai mondiali? Perché se la risposta è affermativa è difficile immaginare che l'ultima parola (in inglese, of course) l'abbia avuta un ct uscente.  

Chi è Gonzalo Quesada

Gonzalo Quesada è nato a Buenos Aires il 2 maggio del 1974. E’ cresciuto nell’Hindù Club, affermandosi come mediano di apertura e debuttando con i Pumas a ventidue anni contro gli Stati Uniti. 
Con i Pumas ha disputato 38 test-match e preso parte alle Rugby World Cup del 1999 e del 2003, disputando la sua ultima gara in Nazionale ad Adelaide, contro l’Irlanda, nel match conclusivo della fase a gironi della rassegna iridata australiana. 
Dal 2000 impegnato nel massimo campionato francese, ha militato con Narbonne, Bezier, Stade Francais, Pau e Tolone prima di ritirarsi dall’attività agonistica nel 2008, avviando subito la carriera da allenatore. 
Assistente allenatore della Nazionale transalpina dal 2008 al 2011, ha raggiunto la Finale della Rugby World Cup “Nuova Zelanda 2011” persa dalla Francia contro la Nuova Zelanda. 
Successivamente è stato Director of Rugby e Capo Allenatore delle due squadre parigine di Top14, il Racing ’92 e - in due riprese - dello Stade Francais, conquistando con il Club rosa e blu il titolo di Campione di Francia nel 2015 e la Challenge Cup nel 2017. 
Nel 2018 è rientrato in Argentina per guidare la franchigia federale dei Jaguares nel Super Rugby, raggiungendo la Finale poi persa contro i Crusaders neozelandesi. 
Dal 2020 è tornato a Parigi, sponda Stade Francais, contribuendo a risollevare il suo vecchio Club dal fondo classifica, raggiungendo i playoff per due anni in tre stagioni.
E’ il primo allenatore argentino scelto per sedere sulla panchina dell’Italia e il terzo tecnico, dopo George Coste e Nick Mallett, ad approdare in azzurro dopo aver allenato lo Stade Francais. 

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