Rugby Italia, Sergio Parisse attacca: «Non credo che l'Italia mi voglia ai Mondiali. Sarei orgoglioso di essere il primo a giocare in sei Rugby World Cup»

Il leggendario azzurro ormai quarantenne è ancora in gran forma e merita di essere convocato

Sergio Parisse attacca: «Non credo che l'Italia mi voglia ai Mondiali. Sarei orgoglioso di essere il primo a giocare in sei Rugby World Cup»
di Paolo Ricci Bitti
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Mercoledì 10 Maggio 2023, 18:52 - Ultimo aggiornamento: 11 Maggio, 14:21

Sergio Parisse ha qualche dubbio: l'unico italiano che avrebbe potuto giocare per gli All Blacks (detto dall'All Black e allora ct azzurro John Kirwan) teme di non essere convocato per i Mondiali che inizieranno in settembre in Francia, nazione dove continua a strabiliare con la maglia numero 8 del Tolone, squadra galattica in cui lui ancora giganteggia. E' che l'ormai quarantenne (12 settembre) non gioca in azzurro dai Mondiali 2019 azzoppati dal tifone Hagibis che causò decine di morti e cancellò quella che doveva essere la partita d'addio del campione: Italia contro Nuova Zelanda. Da allora quell'ultima partita in azzurro della star, un riconoscimento ampiamente meritato, è stata rinviata di anno in anno tra infortuni e pandemia. Ora però non ci sono più alternative per ciò che per di più rappresenterebbe un titolo favoloso per il rugby italiano, anzi per quello mondiale. Nessuno ha mai giocato in sei mondiali e Sergione è appunto "fermo" a cinque, già un bel primato visto che se lo spartiscono finora solo in tre: lui, l'ugualmente azzurro da leggenda Mauro Bergamasco e il samoano Brian Lima, quest'ultimi due a bordocampo da anni.   

Beata la nazionale in cui la concorrenza è tale da non permettere questi exploit di longevità? Certo, ma al tempo stesso bisogna inchinarsi di fronte a campioni capaci di restare così a lungo su un ring spietato come il rugby internazionale attuale in cui molte carriere si sbriciolano in pochi anni. 

Invece Parisse non è sicuro di essere chiamato dal ct Kieran Crowley che adesso dovrà inventarsi qualcosa perché il rumore delle dichiarazioni dell'ex capitano azzurro riecheggeranno parecchio nel mondo da Parigi a Auckland, per dire. Il ct neozelandese è uno di poche parole, in pratica nessuna in lingua italiana, ma adesso la questione passa nelle mani della federazione guidata da Marzio Innocenti.

Vallo a trovare qualcuno, in Italia e all'estero, magari partendo dalla Francia che ospita la Coppa, che dica, e pubblicamente: «Ma no, lasciate pure a casa Parisse, che ve ne fate? Mica merita di giocare il sesto Mondiale».  Ecco, forse la questione andava pianificata con qualche attenzione in più, quella che merita il personaggio intanto e quella che deve accompagnare in questi mesi l'Italia fino al debutto il 9 settembre con la Namibia, una partita che dal punto vista tecnico e mediatico vale ben poco, ancora meno fuori dai confini italiani e namibiani. Forse vale un po' di più, per il mondo intero del rugby, parlare di Parisse e del suo sesto Mondiale. Il campione, poi, non ha mai parlato a sproposito in una carriera che dura da oltre due decenni.  Un mese fa, durante il bilancio (amaro) del Sei Nazioni, il ct Crowley a domanda aveva risposto: «Confermo che Parisse è disponibile a essere convocato». Non una freschissima novità. 

 «Ho qualche dubbio, ho la sensazione che non tutti siano d'accordo sulla mia presenza in squadra. La prossima settimana, credo, verrà diramato il primo elenco dei convocati, una quarantina di giocatori, e le voci che mi arrivano non sono troppo rassicuranti», dice ora Parisse in un'intervista al magazine "All Rugby" di cui è stata fornita un'anticipazione all'Ansa.

Ma come sta Parisse ormai quarantenne in quella durissima arena ipermuscolare che è diventato il rugby professionistico? Beh, sta bene, benone, tra una settimana guiderà il Tolone in un'ennesima finale europea, quella di Challenge Cup (equivalente rugbistico dell'Europa League del calcio) a Dublino contro i Glasgow Warriors. Finale raggiunta annichelendo con il suo Tolone e con le sue giocate sopraffine (sì, hanno fatto il giro del web) la miglior squadra italiana, il Benetton Treviso, caduto 23 a zero in trasferta nonostante schierasse tutte le terze linee (ruolo di Parisse) azzurre che giocheranno ai Mondiali.

Forse che tutto ciò non è bastato per convincere il ct dell'Italrugby, Kieran Crowley, e il suo staff a convocarlo per i Mondiali?  

«Per me sarebbe una cosa grandiosa giocare il sesto Mondiale - dice Parisse -. Giocarlo con la maglia del mio Paese in quella che ormai è casa mia, la Francia. Sarebbe fantastico, e permettetemi di dire che non lo sarebbe solo per me personalmente ma per tutto il rugby italiano, per la nostra storia come movimento e non solo: sei Mondiali è un traguardo finora mai raggiunto».

Ma allora perché la sua presenza, ritenuta ingombrante, non sarebbe gradita? «La penso diversamente. Penso all'entusiasmo che ho visto nei ragazzi di Treviso quando siamo stati avversari nella semifinale in Coppa - risponde - e alle cose che mi hanno detto dopo la partita, al fatto che mi vedevano giocare, ahimé, quando loro erano ragazzini e io già un atleta affermato. Ho visto ammirazione nei loro occhi e penso agli stimoli e alla passione che potrei trasmettere nei mesi di preparazione. Sarebbe un peccato privare questo gruppo di un apporto così. La mia presenza diminuirebbe le chance di qualificazione in un gruppo con Namibia, Uruguay, Francia e Nuova Zelanda? Davvero c'è qualcuno che pensa questo?». E se alla fine non venisse chiamato? «Penso che sarebbe una cosa difficile da spiegare fuori dall'Italia. Quello che ho fatto e ancora sto facendo è sotto gli occhi di tutti». 

Già, Parisse ai Mondiali dovrebbe proprio andare anche perché il calendario, con o senza di lui, resta impietoso: ai quarti, mai raggiunti dall'Italia in 9 mondiali, vanno solo le prime due che non potranno che essere Francia e All Blacks. 

L'azzurro, a ogni modo, dopo essere stato inserito da un panel di esperti nel XV del Sei Nazioni (insieme a Martin Castrogiovanni), è stato "convocato" nel XV ideale del Torneo in versione a sei squadre anche da Chat Gpt: intelligenza artificiale che comprende l'intelligenza tattica, l'efficacia e persino l'eleganza maestosa di Parisse.

E poi Sergio, che a fine stagione si ritirerà comunque, lo ha già annunciato, è a 142 caps (presenze)  con Alun Wyn Jones, gallese, a quota 155, e McCaw neozelandese a 148, che sono quindi al sicuro nel primato sorico delle convocazioni. Non è che insomma che Sergio se ne faccia qualcosa di un cap in più, a meno che non sia al Mondiale numero 6 della sua carriera che proseguirà probabilmente in Francia nel ruolo di allenatore o dirigente. 

Parisse, ricapitolando,  non vuole togliere il posto ad alcun azzurro, chiede di essere valutato tecnicamente e si mette a disposizione del ct Kieran Crowley

In carriera ha vinto due scudetti e una coppa Italia con il Treviso, due Scudi di Brennus e una  Challenge Cup con lo Stade Francais di Parigi in cui ha giocato per 13 stagioni divenendone una bandiera prima di trasferirsi quattro stagioni fa a Tolosa. E' sposato con la romana Silvia Bragazzi: la coppia ha due figli. 

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