Verona-Bologna 0-2, seconda vittoria consecutiva per Donadoni. Mandorlini a rischio

Verona-Bologna 0-2, seconda vittoria consecutiva per Donadoni. Mandorlini a rischio
di Matteo Sorio
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Sabato 21 Novembre 2015, 02:59 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 20:46

VERONA Il Bologna che nel turno precedente stanava se stesso e usciva dal guscio sgridando l’Atalanta non era un’illusione ottica. Idem il Verona, che sabato scorso non segnava a Carpi e non segna neppure stavolta, perché da quando Toni langue in tribuna (ko) la crisi è palpabile, trattasi d’astinenza e non c’è Pazzini, Siligardi o Gomez che tenga. La partita che rilancia ufficialmente il Bologna è la partita di due allenatori che vivono un presente agli antipodi: Donadoni vede un orizzonte tutto da scrivere e l’inchiostro è intinto nella fiducia ritrovata; Mandorlini è sempre più in bilico, gravato da infortuni, avvoltolato in soluzioni che non risolvono il problema, e patron Setti passa le ore (queste) a riflettere. Ultimo, il Verona, a 6 punti. In condominio con Genoa e Udinese, almeno per una notte, il Bologna, a quota 12. Al Bentegodi i rossoblù sono il ritratto di una squadra in recupero d’autostima: Destro fa l’attaccante per 90’, Giaccherini esulta di nuovo e cavalca la libertà, Brienza è pratico, il resto dell’undici fa il suo dovere (Donsah va oltre, siglando il 2-0) e lo fa con ordine. La notizia è che quelli di Donadoni stanno iniziando a tirarsi fuori dalle sabbie mobili: siglano le reti decisive nel giro di 8’, poi si chiudono con raziocinio, colpiscono un palo e nel finale sfiorano il 3-0 con Brighi. Non per niente: 5 tiri in porta contro i 2 dei veronesi, 9 occasioni da gol contro 5. L’altra notizia è che il Verona s’è spento. Via Toni, via la luce: si brancola nel buio. Un dato incornicia lo stato dell’arte in casa gialloblù: 19 cross verso l’area del Bologna e nessuno capace di raccogliere quella lunga sfilza di preghiere. L’infortunio del numero 9 ha esposto l’Hellas ai capricci del vento. È come se il gioco avesse perso le fondamenta. E la domanda che si pone il Bentegodi è: dove si va da qui?

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