La carriera di Marco Paoloni, portiere con una discreta esperienza in Serie B, si è bruscamente interrotta nel 2011, quando viene accusato di aver messo sonnifero nelle bottigliette d'acqua dei compagni della Cremonese per condizionare il risultato di una partita. Paoloni fu radiato dalla Figc, ma nel 2019 viene assolto dalla giustizia penale. Il suo dramma, reale, si chiama scommesse: «Ero compulsivo, giocavo su tutto - ha raccontato al Corriere della Sera -. Ma non mi sono mai venduto una partita, mai!».
Paoloni: «Scommettevo per adrenalina, non per soldi»
Una dipendenza, quella di Marco Paoloni, alimentata da un bisogno di adrenalina più che di soldi: «Ero giovanissimo, non mi mancava nulla e mi sentivo onnipotente.
«Un compagno mi mostrò un'app, come Fagioli con Tonali»
L'ex portiere ha raccontato di aver giocato «in tre anni circa 600 mila euro», a fronte di uno stipendio da «200 mila all’anno». Paoloni ha spiegato: «Ho iniziato ad Ascoli con un compagno di squadra che mi fece vedere un sito, un po’ come Fagioli con Tonali. Io non lo sapevo ma dietro c’era la malavita, tutto partiva da Singapore».
L'ex calciatore non è mai stato condannato per l'accusa del sonnifero: «Prescritta - ricorda nell'intervista - . Risultato: radiato senza aver subito condanne. Ho smesso di giocare a 27 anni, quando è arrivata l’assoluzione ne avevo 39 ed ero troppo vecchio per rientrare. Il mio caso dovrebbe insegnare prudenza perché si rischia di rovinare carriere e famiglie per poi magari scoprire che c’è poco o nulla. Mi sento vicino a questi ragazzi, dico una sola cosa: fatevi subito aiutare».