Roma, Florenzi: «Vietato essere appagati, lotterò per non farlo accadare»

Roma, Florenzi: «Vietato essere appagati, lotterò per non farlo accadare»
di Gianluca Lengua
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Mercoledì 18 Settembre 2019, 14:17 - Ultimo aggiornamento: 15:27

Alessandro Florenzi vesti i panni di capitano e cerca di infondere fiducia all’ambiente alla vigilia del match di Europa League contro l’Istanbul Basaksehir: « Non dobbiamo fare l’errore di appagarsi che qui a Roma è stato fatto più volte. Se dai il massimo, tutti lo percepiscono. Se il mister vedere la gente che suda per 90’, può perdere la partita ma non la guerra». Ecco la conferenza stampa integrale. 
 
Gli obiettivi. «Giocare in casa ha un altro sapore. Noi abbiamo un obiettivo comune di essere noi stessi in casa e fuori, giocare il nostro calcio qualsiasi sia ‘avversario e lo stadio dove giochiamo. In casa siamo più a nostro agio». 
 
L’anima romana. «Sentiamo la responsabilità e il senso di appartenenza verso questa società ed è un onore vestire questa maglia. Vogliamo fare bene e cercare di far capire ai nostri compagni cos’è Roma e la Roma». 
 
I terzini di Fonseca. «Ci saranno partite in cui saremo dietro con entrambi i terzini. Ogni partita è studiata nei minimi dettagli, nel caso del Sassuolo il mister ha ritenuto opportuno di salire solo con un terzino, lasciando a me la parte di impostazione da dietro ed è quello che avevamo provato e che in larga parte della partita si è visto. Domenica potevamo giocare con qualsiasi sistema di gioco, ho visto una squadra vera, umile e pronta a battagliare per il compagno, pronta ad aiutare il compagno non a parole ma con i fatti. Mi viene in mente la corsa di Justin dove fa fallo con Berardi, se abbiamo questo piglio non solo domenica ma in tutte le partite ci sarà da divertirsi. Non dobbiamo fare l’errore di appagarsi che qui a Roma è stato fatto più volte. È il più grande errore che possiamo fare e che io da capitano sento di evitare per tutta la squadra. È uno dei miei obiettivi, poi è ovvio che giocando bene e con gli accorgimenti del mister diventa tutto più facile». 


 
Perché il vizio dell’appagamento. «Ci sono passato, l’ho anche vissuto molte volte. Parte tutto dalla mentalità. La mentalità te la possono dare giocatori, allenatore e la società. Tante volte siamo mancati da questo punto di vista. Anche io potevo fare di più affinché questo non succedesse. Adesso pensiamo al presente e cerchiamo di fare cose giuste e lineari, dobbiamo fare solo una corsa in più per il compagno. In queste prime partite ho intravisto queste cose».
 
Esterno alto. «Attenzione se non si fa male Pau Lopez, posso fare anche quel ruolo! Sono focalizzato sulla Roma. Quello che serve alla Roma, quando lo chiederà il mister riuscirò a dare il mio contributo nel ruolo richiesto da lui. Non fa differenza».
 
Gli infortuni. «Non penso che solo la Roma abbia avuto degli infortuni, siamo tutti allineati su questo giusto? Ci sono tanti fattori. Ti parlo di quello che penso io e di quello che sa la società: possono essere le tante partite, lo stress, le sollecitazioni dei campi. Come avete visto hanno preso provvedimenti, hanno speso tanti soldi per fare un campo perché evidentemente anche la società pensava che il campo potesse influire sugli infortuni che l’anno scorso sono stati troppi. Da qualche parte si è sbagliato, ora cerchiamo di ridurre al minimo questa “moda” degli infortuni. Non c’è un solo indizio a fare la prova degli infortuni. Bouah? Ho sentito anche Marco Tumminiello. Devid lo ho un po’ più a cuore, ho vissuto tutto questo. Deve essere forte, in primis deve esserlo mentalmente. Non è facile. Si deve circondare di persone giuste che gli vogliono bene, persone che quando gli dicono di fermarsi vuol dire che hanno visto qualcosa per cui deve fermarsi. Ci sono persone più preparate di noi che hanno il diritto e il dovere di dirci questa cosa. Cosa che magari può essere successo a me, per voler rientrare veloce potrei aver lasciato per strada qualcosa. Gli ho detto di stare tranquillo, alla fine della salita il panorama sarà molto bello. Se ce l’ho fatta io con questo fisico, ce la può fare anche lui con la sigaretta in bocca».
 
La vita da capitano. «Prima avevo degli esempi davanti a me. Francesco e Daniele sono stati grandissimi esempi, hanno dato tutto per la Roma. Cosa voglio dare? Il mio esempio voglio darlo in campo. Voglio essere un esempio di lealtà e di umiltà in campo. L’umiltà giusta per entrare in campo e dire “Sì, mi ritengo più forte di te, ma se non sono determinato e non corro quanto te, sono sicuro che la partita a casa la porti te”. Non dobbiamo mai mollare, neanche dopo un 4-0. Se al 90’ stiamo perdendo, non si molla fin quando non fischia l’arbitro. Non c’è cosa più bella di uscire dal campo a testa alta dicendo ‘Io ho dato il massimo’. Se dai il massimo, tutti lo percepiscono. Se il mister vedere la gente che suda per 90’, può perdere la partita ma non la guerra. Lo stesso vale per me. Questo è l’esempio che voglio dare a chi verrà a indossare questa grande maglia».
 
Come è cambiata la Roma. «Si respira un’aria diversa, quello che ha detto Lorenzo è giusto.
Stiamo lavorando per farci levare un pranzo dal mister, così magari una volta pranziamo con i nostri familiari…A parte gli scherzi, stiamo creando un gruppo dove tutti sono importanti, dal primo all’ultimo. Non voglio più parlare dell’anno scorso, voglio parlare del presente, di quello che possiamo fare questa stagione. Possiamo toglierci grandi soddisfazioni, ma non dobbiamo fare proclami sul futuro».

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