Roma, Fienga: «Vogliamo finire la stagione. Il calcio può aiutare al ritorno della normalità»

Roma, Fienga: «Vogliamo finire la stagione. Il calcio può aiutare al ritorno della normalità»
di Gianluca Lengua
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Martedì 21 Aprile 2020, 22:12
«L’ambizione del calcio è tornare a una nuova normalità in convivenza con il Coronavirus che è il nuovo elemento da tenere in considerazione per la ripartenza delle attività». Lo ha detto l’amministratore delegato della Roma Guido Fienga parlando della ripresa degli allenamenti a partire dal 4 maggio: «Sono convito dell’aiuto e del ruolo del calcio alla ripresa di questa nuova normalità. Per tutte le attività produttive e per la vita normale di tutti i cittadini, oggi riprendere in convivenza con il Coronavirus significa riprendere con la possibilità di avere un accesso facilitato e a basso costo a sistemi di diagnosi veloce e sicura. Perché è l’unico modo, fin quando non ci sarà un vaccino, per provare a riprendere la propria attività normale e minimizzare i rischi di contagio», ha detto il dirigente giallorosso a Sky Sport. Domani è in programma una riunione tra governo e i vertici del calcio in cui verrà presentato il protocollo per la ripresa della Serie A: «Dall’assemblea di Lega è emersa un’unità di visione per quanto riguarda la ripresa degli allenamenti e del calcio. Si dà spesso un’immagine faziosa e di contrasto che invece è un malintendere un confronto tra club. La posizione della Lega è unita e compatta ed è quella di risolvere i problemi, non strumentalizzarli ed essere pronti quando le autorità ci diranno che possiamo ripartire e mettere a disposizione della comunità il nostro patrimonio di conoscenze, protocolli e controlli che potrà utilizzare chiunque. Dalla riunione con il governo mi aspetto un confronto costruttivo, non solo sulla data, ma anche su che cosa si può fare insieme tra istituzioni e calcio e il contributo del calcio che può essere formidabile. Non solo per la ripresa del campionato, che può essere fondamentale per tutti perché allevierebbe l’angoscia di cui ci siamo caricati oggi, ma sopratutto della nostra vita normale».
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