Roma, con Fonseca è una squadra forte solo con i deboli

Roma, con Fonseca è una squadra forte solo con i deboli
di Stefano Carina
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Martedì 1 Dicembre 2020, 07:30

 L’autogol da non sommare alle 4 reti subite al San Paolo, è quello di etichettare il ko contro il Napoli come «una semplice serata storta». Lo può esser stata per Mirante visto che in precedenza il portiere era risultato decisivo in 3 gare (Verona, Udinese e Milan) su 8 (out col Genoa). Se non deve diventare quindi un dramma perdere una partita in campionato dopo 16 risultati utili (sul campo), il match di domenica regala indicazioni preziose per chi vorrà coglierle. Soprattutto in ottica mercato che a gennaio deve diventare il trampolino per completare la rosa in vista del reale obiettivo stagionale: il ritorno in Champions.
TABÙ BIG
Sinora, infatti, la qualità di Mkhitaryan, Pedro e Dzeko è stata utile sia per vincere le gare contro Udinese, Benevento, Fiorentina e Genoa (squadre che in classifica occupano dalla tredicesima posizione in giù) che per nascondere alcuni nei ben presto dimenticati sulla scia dei risultati positivi. In primis: quando l’asticella si alza, la Roma non vince. A Verona, con i gialloblù decimati dalle assenze, con la Juventus (facendosi recuperare in vantaggio di un gol e di un uomo), con il Milan e appunto contro il Napoli. Ulteriore dato su cui riflettere: contro le tre big (Juve, Milan e Napoli) i giallorossi hanno subito 9 reti, palesando nei match contro i rossoneri e contro la squadra di Gattuso delle difficoltà a produrre gioco. Può sembrare un paradosso, considerando i tre gol segnati a San Siro che tuttavia sono arrivati da palla ferma (due angoli e un rigore). Per carità, un merito ma che ha coperto quello che è stato evidente l’altra sera: su azione, in 2 confronti al vertice su 3, la Roma non ha quasi mai tirato in porta. Attualmente Fonseca viaggia più o meno in linea con la passata stagione: 1 punto in più che diventerebbero 2 senza il pasticcio di Verona. Nonostante questo, la sensazione è che la Roma non abbia approfittato del tutto di questo campionato anomalo e soprattutto delle energie che toglie la Champions alle squadre che vi partecipano (avversarie per le prime 4 posizioni). Stress fisico ed emotivo che non può essere minimamente paragonato con l’Europa League, soprattutto considerando il girone modestissimo nel quale sono stati sorteggiati i giallorossi. La Juve, con tutte le difficoltà palesate da Pirlo, ha gli stessi punti dei giallorossi; l’Inter - sull’orlo di una crisi di nervi sino a domenica scorsa - uno in più; la Lazio e l’Atalanta, ad un passo dagli ottavi, appena tre in meno. Ancora più magro il confronto con chi milita in Europa League: - 6 dal Milan e stesso ruolino del Napoli (penalizzato anch’esso di un punto, senza aver giocato il match con la Juve) che in virtù del 4-0 al San Paolo godrà presumibilmente a fine torneo degli scontri diretti a favore. Un vantaggio, quello di preparare una partita a settimana, (anche in virtù dell’ampio turnover che ha consentito ai titolari di riposare) che fra 9 giorni terminerà e che permetterà alle squadre impegnate in Champions di dedicarsi al campionato per tre mesi abbondanti.
MERCATO
Mentre Fienga ieri ha incontrato il procuratore della Figc Chiné, chiedendo delucidazioni sulle norme anti-Covid, il ko di Napoli ha evidenziato quello che i due successi con il Cluj e il Parma avevano in parte mitigato.

Ossia che le seconde linee (e in parte alcuni titolari) fanno fatica. Possono fare bella figura in gare dal quoziente di difficoltà medio-basso ma nelle partite che contano ancora non sono pronte. Il primo a pensarlo è Fonseca. Altrimenti difficilmente avrebbe impiegato Dzeko e Pellegrini, entrambi reduci dal Covid e in palese difficoltà fisica, o rischiato il recupero di Mancini, ora nuovamente out e da valutare insieme a Veretout (esami oggi). Emergenza che ingloba Smalling (infiammazione al ginocchio). I rientri di Kumbulla e Fazio non bastano. Per questo motivo, non dimenticando quanto di buono è stato fatto, bisogna capire la reale dimensione di questa rosa. Che in un campionato così lungo (29 giornate al termine) ha bisogno di essere integrata. Mancano almeno un terzino destro e un regista di ruolo. Paulo vuole anche un attaccante. La palla passa ai Friedkin che intanto debbono fronteggiare l’indebitamento finanziario del club, salito ad ottobre a 393,7 milioni (+94 rispetto a giugno).

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