A turbare il Paese fu il tentativo di corruzione avanzato dal Torino al terzino della Juventus, Luigi Allemandi. Lo chiamarono il «caso Allemandi», per l'appunto. In sintesi, il 5 giugno del ‘27, il club granata offrì 50 mila lire al difensore per inclinare il piano del derby in favore del Toro. Al tempo si giocava il campionato di Divisione nazionale, organizzato dal Direttorio divisioni superiori. Sembrano trascorsi mille anni. A vincere la gara fu il Torino, ma Allemandi sfoggiò una prova da incorniciare. Di qui il Toro si rifiutò di pagare: nacque così un'accesa discussione che arrivò all'orecchio del cronista Renato Farminelli. Un mese più tardi i granata centrarono il titolo. Pubblicata però la clamorosa notizia, il Direttorio si riunì in fretta: revocò lo scudetto al Torino e squalificò Allemandi.
GLI ANNI ‘80
Va comunque annotato che il primo grande (e collettivo) scandalo calcistico del nostro Paese è stato il Totonero. Era il marzo del 1980. Un commerciante presentò un esposto alla Procura di Roma, denunciando di aver subìto una truffa. Insieme al gestore di un ristorante, l'uomo aveva incontrato alcuni giocatori della Lazio che lo avevano invitato a scommettere su alcune partite (combinate) di Serie A. E sconcertanti sono ancora oggi le immagini trasmesse allora da «90º minuto» in cui spiccavano le auto della polizia ferme sulle piste di atletica degli stadi italiani. Fu implicato un mare di calciatori, tra i quali Giordano e Paolo Rossi. In ambito penale gli indagati furono tutti prosciolti. Al contrario, sotto il profilo sportivo, al Milan e alla Lazio fu inflitta la retrocessione in B; mentre le squalifiche comminate ai giocatori toccarono i sei anni. Il presidente rossonero, Colombo, radiato. Il numero uno della Figc, Franchi, costretto alle dimissioni. Non bastasse, da un fianco del Totonero si allargò nel 1986 la macchia del Totonero bis, avviata grazie ad alcune intercettazioni telefoniche.
IL TERZO MILLENNIO
Nel 2001 un'indagine relativa alla gara di Coppa Italia tra l'Atalanta e la Pistoiese portò alla luce un tentativo di combine. Nel 2004, invece, il Modena, la Sampdoria, il Siena, il Chievo e una serie di calciatori scivolarono di nuovo sul ghiaccio delle scommesse. In coda ai procedimenti le società rimediarono qualche multa; i giocatori diversi mesi di squalifica. Il vero cataclisma degli ultimi 30 anni è stato però un altro. È racchiuso in dieci lettere: Calciopoli. Una catastrofe sportiva. In sostanza, nel 2006, si accertò una corruzione dilagante e corrosiva dell'intero vertice del pallone. Le vie dei procedimenti si diversificarono nel ramo penale e nel ramo sportivo. Diretta da Luciano Moggi, uno dei primi attori del sistema illecito, la Juventus sprofondò in B e restituì per obbligo due scudetti. Furono penalizzati pure la Fiorentina, il Milan, la Lazio e la Reggina. Radiato a vita Moggi; commissariata la Figc; inibiti e multati arbitri e designatori. Un'ecatombe. Viceversa è più recente l'inchiesta che ha coinvolto anche il ct dell'Italia, Antonio Conte, assolto giusto pochi giorni fa. Tra gli altri furono arrestati Doni, Mauri e Signori; e indagato l'ex azzurro Criscito, che lasciò la Nazionale alla vigilia di Euro 2012. Conosciuto come Scommessopoli, lo scandalo intrecciò figure italiane e straniere, i cosiddetti «zingari». E ancora. Un anno fa un ulteriore filone ha condotto alla retrocessione del Catania in Lega Pro e all'arresto del presidente Pulvirenti. Ieri, infine, l'ennesima pagina nera.