Giacinti, l’ultima lady presente all’appello: ora è il trio meraviglia

VALENTINA GIACINTI
di Matteo Sorio
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Mercoledì 26 Giugno 2019, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 10:58
Si danza sulle punte. Mancava Valentina Giacinti, quella che da piccola usava la testa delle Barbie per palleggiare («Logico che entrassi nella scuola calcio a 6 anni…») ed eccola lì, la diavoletta d’area nell’ultima serie A, 21 sigilli col Milan, lei che in Francia non s’era ancora data una spolverata di scarpino: gol prima del giro di chiave di Galli, sempre lesta a balzare sulle sviste altrui, veloce pure. E insomma la Cina ko – 16° posto nel ranking, tenaci ma blasone scolorito – e le ragazze di Milena Bertolini con lo sguardo rivolto a sabato e a Valenciennes. 
HABEMUS
Avanti azzurre ma con un salto all’indietro, di ventotto anni, all’ultima volta nei quarti di finale di un Mondiale. Era il 1991. All’epoca non ancora nata (è del ’94), Giacinti ci racconta che sì, in un certo senso, habemus tridente. La prima copertina francese (doppietta all’Australia) se l’era presa la piemontese Barbara Bonansea, bianconera con l’idolo CR 7 in casa («Non tanto per il talento ma per l’amore che dimostra verso il calcio»). La seconda, Cristiana Girelli, bresciana da sette scudetti, tripletta stile Morace nel 5 a 0 sulla Giamaica. La terza, adesso – saltando lo 0 a 1 col Brasile – è di questa bergamasca della Val Cavallina, centravanti rapida ch’è figlia del vivaio Atalanta (ma guarda…), ha studiato grafica pubblicitaria, suona la chitarra e nel 2016, già azzurra, per la prima volta manovrava se stessa dentro un videogame, Fifa, apertosi di quei tempi al pallone femminile (potevi scegliere tra 12 Nazionali) scrivendo un foglio di storia di costume, non solo di consolle. Habemus tridente? Sì, o almeno c’è un posto – sul tabellino – per loro, per Bonansea e Girelli che vivono d’inserimenti, e per la bomber rossonera ch’è boa di scatto e ieri, alla vigilia, era data sfavorita nel ballottaggio con Ilaria Mauro, la senatrice da 12 acuti con la Fiorentina. 
Era una partita rognosa, quella degli ottavi, a Montpellier, contro le Rose d’Acciaio, anche perché la Cina di Shuang ¬(Lady Messi) ci arrivava con un solo gol all’attivo ma pure al passivo. Avversaria sorniona piegata, allora, da un’Italia assertiva, prima alta poi troppo schiacciata poi di nuovo equilibrata, brava a colpire come a soffrire e a cambiare (Galli per Girelli, più sostanza a centrocampo e la rete del 2 a 0). In tutto quel grugno pugnace, la liberazione della capocannoniera ex Atalanta, Napoli, Mozzanica, Brescia, una che spera sempre in un calcio femminile un po’ più vicino a quanto visto negli Usa, sei anni fa, in maglia Seattle: «Professioniste, stadi pieni, mi emozionavo». Anche Giacinti, oggi, può sentirsi un po’ americana nel dire che «the show must go on». 
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