Roma, i Friedkin e un futuro a luci spente: Ryan e Dan, nella Capitale scelgono l'isolamento

Roma, i Friedkin e un futuro a luci spente: Ryan e Dan, nella Capitale scelgono l'isolamento
di Alessandro Angeloni
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Sabato 12 Settembre 2020, 07:30
Sempre nella riservatezza, quasi nell’anonimato. Dan e Ryan Friedkin si sono presentati di nuovo a Trigoria, ma qualcuno non li ha nemmeno incrociati: ci sono ma si muovono in punta di piedi. Silenzio assoluto, poche informazioni, rarissime le immagini. Figuriamoci le autocelebrazioni. Insomma, nessun tuffo in piscina, come fece Jim Pallotta in pieno inverno, al suo primo approccio con Trigoria, o alcun bagno nelle fontane di Roma, come decise di fare sempre Jim per festeggiare la vittoria con il Barcellona. Pallotta aveva un radar addosso, si sapeva quando sarebbe arrivato, quando sarebbe atterrato a Ciampino, come e quando si sarebbe mosso. Le sorprese erano l’eccezione, con i Friedkin per ora sono la regola. Dan e Ryan per adesso scelgono il basso profilo. Apparizioni improvvise e poche tracce. Pallotta era un presidente più istrionico, non amato. A Trigoria per due giorni di seguito e poi via senza rumori, a Ladispoli, fuori città. Blindati, oscurati. Magari saranno amati (anche) per questo.
FIENGA NEGATIVO AL PRIMO TAMPONE
A Trigoria ieri, sono stati per circa sei ore, il giorno prima un’oretta. È cominciato così il lavoro effettivo nel centro sportivo della Roma, sempre a contatto con la squadra e con pochi altri fortunati. Guido Fienga (come l’altro dirigente, Francesco Calvo, pure lui presente in Lega tre giorni fa, quando Aurelio De Laurentiis è risultato positivo al Covid) è ancora in isolamento domiciliare, in attesa del secondo tampone di lunedì (il primo è risultato negativo) e non ha potuto accogliere i nuovi proprietari, con i quali si vedrà nei prossimi giorni. A Trigoria, a fare da Cicerone c’era Manolo Zubiria, dirigente padrone della lingua inglese (americana) e punto di riferimento per tutti al Fulvio Bernardini. Insieme a uno dei loro collaboratori di fiducia, Eric Williamson, i Friedkin hanno cominciato a capire dove sono capitati, che tipo di lavoro li aspetta e come gestirlo, anche nella comunicazione. Stanno studiando l’ambiente (interno) e le carte (tutte, dai conti ai documenti relativi allo stadio), sanno che la squadra sarà da rinforzare e che allo stesso tempo i bilanci sono da mettere a posto, snellirli. Non vogliono luci addosso, si concedono a pochissime foto, solo qualcuna il giorno prima e poi stop. Di video nemmeno a parlarne, interviste per ora congelate. Stanno prendendo contatto con il mondo della Roma, fornendo poche informazioni anche ai collaboratori giallorossi che da tempo si occupano di comunicazione e che lo hanno fatto per tutta la gestione Pallotta. «Sono molto riservati», fanno sapere. Ci sono e poi scompaiono. L’albergo di lusso a Ladispoli non è una sede, è quasi un covo: lì si sta lontani dai disturbatori. Magari un giorno, presto, sarà diverso, solo il tempo di capire. Per adesso scelgono l’isolamento, a Trigoria non sanno dire se i due nuovi patron oggi faranno parte della trasferta di Cagliari, ultimo atto prima dell’inizio del campionato. Decisione che potrebbero prendere all’ultimo momento, visto che hanno la possibilità di spostarsi autonomamente. Hanno molti affari in giro per l’Europa, ci sta che facciano avanti e indietro con Roma da qui ai prossimi mesi. Ad esempio, Dan dovrebbe lasciare la Capitale a breve (è anche in attesa di vedere Fienga, che forse solo lunedì potrà uscire dall’isolamento), mentre il figlio resterà. Gli incontri istituzionali? Sì, ci saranno. E non solo quelli con il Campidoglio, ma pure con i vari dirigenti dello sport, dal Coni, alla Lega fino alla Figc. Ai Friedkin, raccontano, non interessano le strette di mano e le foto di rito, ma inseguono la sostanza. Loro vogliono presenziare sì, ma preparati, e non (solo) pettinati. I due texani si sono occupati della squadra, mostrando interesse per il lavoro di Fonseca e attenzione su certi calciatori. Facciamocelo bastare.
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