CAMPIONARIO IN MOSTRA
Fonseca svicola davanti a qualsiasi domanda per non scivolare. Se invece a consigliarlo è stato il management di Friedkin, dà l’impressione di essere come commissariato. Black out sul mercato e soprattutto su Smalling che, prima di partire per Verona e anche al Bentegodi dopo lo 0-0 di sabato, è finito sempre al centro di ogni suo discorso. Sparito, insieme con la sconfitta a tavolino per lo strafalcione al momento di compilare la lista da inviare in Lega (Diawara lasciato fuori dagli over 22). «Sono totalmente concentrato sulla partita contro la Juve». L’unico strappo alla (nuova) regola fa rumore. Nessuno gliela chiede, ma lui annuncia la formazione: «Se non succederà niente fino all’inizio della gara, la squadra titolare sarà: Mirante, Santon, Mancini, Ibanez, Kumbulla, Spinazzola, Pellegrini, Veretout, Pedro, Mkhitaryan, Dzeko». Come a dire: scelte obbligate, messaggio indiretto alla nuova proprietà. Dentro i migliori, considerando anche le assenze, partendo dalla più significativa, con Zaniolo fuori almeno fino a marzo. A parte Perotti e Pastore, indisponibili ormai da contratto, non sono al meglio nè Karsdorp nè Peres: ecco perché gioca Santon. Debutta Kumbulla, novità stagionale nel 3-4-2-1 con Pedro.
TAGLIO E CUCITO
«Dzeko è motivato. E non è vero che si sia rifiutato di entrare contro il Verona». Mai detto da nessuno. Fonseca fa quasi scena muta per non complicarsi ulteriormente la vita. Sa che dovrà ricostruire il rapporto con il capitano che lo scaricò in diretta tv dopo la resa contro il Siviglia a Duisburg lo scorso 6 agosto. Il centravanti, promesso bianconero fino a qualche giorno fa, è la sua ciambella di salvataggio per restare a galla. E ripartire: «La squadra sta meglio di un anno fa». Il portoghese lo ha garantito a Friedkin che farà l’esordio da presidente all’Olimpico con i mille inviati. «Ci parlo dal primo giorno, lavoriamo insieme per costruire un Roma più forte».
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