Adesso arriva il difficile. E per una volta non è il solito modo di dire o il tentativo di cercare un paradosso a tutti i costi. Perché conquistata la finale di Conference League, il rischio appagamento per la Roma è dietro l'angolo. Aspettando il 25 maggio, il pericolo che la squadra possa staccare la spina c'è. Inevitabile, umano, per certi versi anche comprensibile pur considerando che si tratta di professionisti pagati per giocare ogni partita come fosse l'ultima. Tuttavia considerando che vincendo a Tirana i giallorossi potrebbero in un colpo solo tornare ad aprire la bacheca e qualificarsi direttamente alla prossima Europa League, l'idea di preservarsi, di non rischiare infortuni (vedi Mkhitaryan), di provare a gestire l'attuale classifica - confidando poi in un calendario amico (Venezia e Torino) - esiste.
Firenze però rappresenta l'ultimo scoglio, quello che se superato potrebbe regalare un paracadute nell'ipotesi nefasta che nessuno a Trigoria vuole prendere giustamente in considerazione. La gara di domani contro la Fiorentina va dunque affrontata al massimo. A partire dalle scelte.
L'ALCHIMISTA
Toccherà a Mourinho non sbagliarle.
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LA FRECCIATA
Ed è un peccato, soprattutto perché sarebbe stato curioso ascoltare l'eventuale replica alle parole di Guardiola che, chiamato a difendersi dopo l'ennesimo flop europeo, ieri ha dichiarato: «Il giorno che vinceremo la Champions, si parlerà soltanto di quanto abbiamo investito e non del lavoro che c'è dietro. Per me non è un discorso di soldi e i tifosi non capiscono. Anche la Roma ad esempio ha speso diversi soldi ma non è in Champions League». Magari avrà voglia di rispondere domani, dopo la partita. Farlo, con la qualificazione in Europa League virtualmente in tasca, potrebbe rivelarsi alquanto interessante. Se non addirittura divertente.
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