Coppe a porte chiuse, l’Uefa evita rinvii: decidono i governi

Coppe a porte chiuse, l’Uefa evita rinvii: decidono i governi
di Alessandro Angeloni
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Lunedì 9 Marzo 2020, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 13:20

L’Europa comincia a temere il peggio, e cosa fa? Chiude le porte degli stadi, le chiude per non creare occasioni di contagio da coronavirus. Non sbarra tutto, almeno per ora. Solo qualche porta, diciamo così. La Uefa è rigida, almeno sulle regole di partenza, ossia, le competizioni europee, Europa League e Champions, devono andare avanti. Basti ricordare cosa successe nel lontano 11 settembre del 2001 con l’attentato alle Torri Gemelle: si giocò in un clima surreale. L’unico sistema adottato è quello di affidarsi alle decisioni dei singoli organismi istituzionali, Governo, Ministero della salute in primis, che dovranno stabilire, via via, se sarà il caso di lasciarsi andare alla normalità o di giocare a porte chiuse. Le linee guida partono da lì, dai singoli governi. Evitare cancellazioni, ma prendere in considerazione al massimo le porte chiuse. Poi vedremo cosa succederà quando, e se, il nostro campionato verrà chiuso e se succederà lo stesso altrove. L’Uefa si dovrà interrogare, cercare strade alternative: oltre alle porte chiuse, magari il campo neutro. Perché il discorso è semplice: se non si potrà giocare un’Inter-Spal qualsiasi, perché la squadra di Conte, nella stessa città, potrà ospitare una formazione europea?
CALENDARI
Per ora si va avanti e pure qui si naviga a vista. Ed ecco che nel calendario trovi che Siviglia-Roma di Europa League, prevista per il 12, si potrebbe giocare a porte chiuse (non è ancora ufficiale, ma l’aria è quella) e Barcellona-Napoli, di Champions, no. Perché? Salvador Illa, ministro della Sanità spagnolo sostiene che «la gara non è in pericolo e non c’è alcun rischio che si possa giocare a porte chiuse. Abbiamo deciso di chiudere gli stadi solo per le quelle che prevedono l’arrivo di persone dalle zone rosse». Chiaro, no? Napoli non è in zona rossa, ma non lo è nemmeno Roma. Però a Siviglia non si vogliono correre rischi: questa è un presa di posizione poco politica e più figlia del popolo. Umori, decisioni soggette a retromarce, vista la situazione in continuo divenire e in progressivo peggioramento. E’ chiaro che Valencia-Atalanta di martedì e Getafe-Inter di giovedì si disputeranno a porte chiuse, è già stato deciso. L’Inter è stata l’apripista, giocando in un San Siro deserto anche il ritorno dei sedicesimi con il Ludogorets. Quella è stata una partita strana, che non ha previsto l’ingresso a San Siro nemmeno dei giornalisti e dei fotografi. Si respirava un clima malinconico, decadente, che abbiamo riscontrato in questo week-end italiano. Clima che ritroveremo - a meno che la situazione non precipiti - anche in Champions e Europa League. La Juve, il 18, giocherà con il Lione nello Stadium vuoto e così per Inter e Roma, anche nel ritorno con Siviglia e Getafe (il 19 marzo) la situazione non cambierà, visto che l’ultimo decreto del Governo italiano ha scadenza 3 aprile. Restando al calcio d’Europa «anche le partite di Youth League in programma in Italia in questa settimana si giocheranno a porte chiuse», questo ha stabilito l’Uefa. Per quanto riguarda la Champions, ci sono altre sfide che dovrebbero rispettare, al momento, il programma normale: Lipsia-Tottenham, Liverpool Atletico Madrdid, Paris Dortmund. Stesso discorso vale per le sfide del 17 e 18, tranne Juve-Lione, ovvio, che si farà a porte chiuse. Per ora.

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