L'Europa gioca con virus e tifosi

L'Europa gioca con virus e tifosi
di Romolo Buffoni
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Lunedì 9 Marzo 2020, 10:30
Il pallone da noi è sgonfio, bucato dall’epidemia di Covid-19. Purtroppo in questo momento siamo per distacco i primi in classifica in Europa per diffusione del virus. Alle 20,30 di ieri 7.375 casi acclarati (secondi solo alla Cina da dove è cominciato tutto) seguiti nel Vecchio Continente a distanza da Francia (1.126), Germania (1.018), Spagna (613), Svizzera (337), Gran Bretagna (273), Olanda (265) e via via tutti gli altri. Nel resto dei campionati continentali la palla ancora rimbalza bella gonfia: partite regolarmente giocate e stadi gremiti. Fa eccezione la Svizzera che, ben prima che il contagio facesse registrare il suo boom, aveva già optato per la sospensione del torneo.
FRANCIA E INGHILTERRA
Ma la situazione potrebbe ben presto mutare e i campionati del resto d’Europa avere una sorte simile alla nostra serie A. Venerdì Chambly-Le Mans di Ligue 2 si è giocata a porte chiuse causa focolaio di Coronavirus nella zona dell’Oise. Sabato il Prefetto di Strasburgo ha chiesto e ottenuto il rinvio del match di Ligue 1 tra la squadra cittadina e il Psg. Oggi, invece, sono in programma due riunioni cruciali in Inghilterra e in Germania. A Londra le autorità sportive e le televisioni incontreranno il governo. La situazione critica italiana non fa escludere la possibilità di una sospensione completa della Premier League. Anzi, a dir la verità erano stati proprio i media inglesi ad ipotizzare per primi lo stop al torneo tanto che Klopp, tecnico del Liverpool che sta dominando la manifestazione tanto da sentirsi già in tasca un titolo che ad Anfield Road manca da trent’anni, aveva tagliato corto: «È assurdo soltanto pensare a una soluzione del genere». Era solo il 2 marzo, ma sembra una vita fa se si considera l’escalation dell’epidemia. In Inghilterra, intanto, sono state bandite le strette di mano pre-partita tra squadre, mentre il Liverpool ha deciso di non fare entrare i bambini mascotte in campo per la partita in casa di sabato scorso contro il Bournemouth. «Ovviamente tutti noi siamo preoccupati - ha detto il manager del Newcastle Steve Bruce - e vedendo cosa sta accadendo in Italia, si capisce che è una cosa seria. Dobbiamo pensare alla salute delle persone che è più importante di una partita di calcio in qualsiasi giorno della settimana. La gente sta morendo, quindi dobbiamo attenerci ai medici e dobbiamo accettare anche di giocare a porte chiuse».
GERMANIA
Anche per la Bundesliga oggi è un giorno cruciale. Nei giorni scorsi c’era stata la presa di posizione della municipalità di Norimberga che non gradisce più ospitare l’amichevole Germania-Italia del 31 marzo. Inoltre, si era dibattuto circa il possibile rinvio del match di sabato sera tra Borussia Moenchengladbach e Borussia Dortmund, gara poi disputata regolarmente e a porte aperte grazie al parere positivo del ministero della Salute della regione del Nord Reno Westfalia (vittoria del Dortmund per 2-1). Ieri il ministro della Sanità tedesco ha twittato: «La sicurezza viene prima di tutto, per questo si dovrebbero cancellare più eventi a cui partecipano molte persone» auspicando che, oggi, il vertice dei leader politici della coalizione di governo adotti misure in questo senso. In Germania, dove sempre alle 20,30 di ieri non si è ancora registrato un decesso collegabile al Covid-19, l’opinione pubblica è critica sul fatto che le partite di Bundesliga si stiano disputando come se nulla fosse.
SPAGNA
Ieri anche la Grecia (73 casi e zero morti) ha varato le porte chiuse per due settimane in tutti gli sport professionistici. In Spagna si va avanti, per ora, come se nulla fosse anche se il dibattito cresce visto che anche nella penisola iberica si sta registrando un’impennata di casi. Zidane, tecnico del Real Madrid, sabato sera è stato chiaro: «È brutto giocare a porte chiuse ma sarebbe una buona precauzione visto che il virus ormai è anche qui».
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