Calcio, quattro giorni di tutti contro tutti e i ribelli puntano la Figc

Calcio, quattro giorni di tutti contro tutti e i ribelli puntano la Figc
di Emiliano Bernardini
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Lunedì 20 Aprile 2020, 07:30

Da oggi a giovedì. Quattro giorni di lotte e cattivi pensieri. Ognuno per la difesa del suo interesse. E cosa cambia dal passato? Di fatto nulla, la Lega di serie A non è mai stata unita ma stavolta in ballo c’è il campionato. Riprendere o fermarsi? Il dilemma è sempre lo stesso. Da settimane i 20 presidenti si affrontano a colpi bassi. Ma che più bassi non si può. Il motivo è uno e uno solo: i soldi. L’interruzione del campionato comporterebbe il mancato pagamento dell’ultima tranche dei diritti tv (già a bilancio) e quelli da spartire in base alla classifica. E allora ecco che è facile capire chi spinge per una soluzione e chi per un’altra. Cairo e Cellino guidano il partito del no che nell’oscurità abbraccia anche Juve e Inter. Lotito, invece, da sempre è il fautore della ripresa. Poi ci sono le lotte dei dimenticati della serie B, della C e della Lnd. Infine c’è il presidente della Figc, Gravina che gioca al rischiatutto della ripartenza: «Fermarsi sarebbe un disastro, non posso prendermi questa responsabilità. Non voglio essere il becchino del calcio italiano. Se il Governo desse il suo stop? Questa è una responsabilità che lascio a loro. Io personalmente accoglierei una loro scelta con sollievo: potete immaginare il dramma che sto vivendo nel reggere questa mia battaglia». Le parole del numero della Figc a “Che tempo che fa”. 

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PROVE D’INTERRUZIONE
Oggi si comincia con un consiglio di Lega in via Rosellini a Milano. Una riunione tecnica preparatoria all’Assemblea di domani che dovrà partorire uno pseudo calendario, dirimere le controversie sui diritti televisivi ma soprattutto trovare una via. Se non comune quantomeno di maggioranza. Dicevano degli schieramenti. Ieri tra i ribelli si cominciava a far strada l’idea di stilare una serie di richieste fondamentali per la ripartenza. Promotori l’Udinese e il Bologna. Una decina i club che vorrebbero mettere nero su bianco determinati paletti senza i quali di ripartire non se ne parla. Dal calendario di questa a quello della prossima stagione. La data certa del 31 luglio come fine del campionato. Poi, dove giocare? Al centro sud per tutti sembra una soluzione impraticabile. Ancora la questione “eventuali positivi”. E ci si chiede se un provvedimento federale possa produrre effetti modificativi. Tra i più attivi c’è il Torino di Cairo che proprio sul tema della ripresa ha discusso a suon di comunicati anche con i suoi giornalisti della Gazzetta. E soprattutto c’è il Coni di Giovanni Malagò che nei giorni scorsi non ha usato mezzi termini esternando il suo pensiero sulla ripresa, tanto da mandare su tutte le furie anche il silenzioso Paolo Dal Pino. Domani è in programma l’Assemblea della Serie A e mercoledì la video conferenza tra tutti i rappresentanti del calcio italiano e il Ministro, Spadafora (oggi darà una risposta al protocollo). Possibile apertura dal 24 o 27 aprile ai test ma più probabile dal primo maggio e dal 4 maggio agli allenamenti. Riunioni che s’incroceranno con quelle della Uefa che domani parlerà con i segretari generali delle Federazioni nazionali, mercoledì con l’Eca, l’associazione dei club, e con le Leghe europee e infine per giovedì è convocato Comitato esecutivo. Al termine di tutto sapremo se, quando, dove e come si giocherà. 

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DIRITTI TV
A porte chiuse. Sarà un calcio solo in tv. Già, i diritti. E’ uno dei primi punti all’ordine di domani. Non è un segreto che le televisioni abbiano chiesto di procrastinare il pagamento dell’ultima rata che solitamente viene saldata i primi di maggio. C’è poi relativa alla spartizione dei soldi delle ultime 12 giornate. Secondo la legge Lotti, infatti, il 22% viene stabilito in base ad audience e spettatori allo stadio. Ma se si gioca a porte chiuse come si determina. Le piccole vorrebbero una fetta uguale per tutti. Le grandi no. Anche l’auditel avrebbe dati leggermente sballati in questo periodo. E comunque questo è un discorso che potrebbe valere anche per gran parte del prossimo anno visto che non c’è certezza che si riprenderà a porte aperte. Il futuro. Anche quello è grigio. C’è l’ipotesi di dare un anno in più di diritti allo stesso prezzo. Ma ci sarebbe bisogno di un intervento governativo. Possibile si chieda a Sky e Dazn di mantenere la cifra anche nel triennio 2021-24.

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