Cagliari, domani 50 anni dallo storico scudetto: il ricordo di Pierluigi Cera

Cagliari, domani 50 anni dallo storico scudetto: il ricordo di Pierluigi Cera
di Emilio Buttaro
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Sabato 11 Aprile 2020, 15:00
Il Cagliari campione d’Italia esattamente mezzo secolo fa è una straordinaria storia italiana. Pierluigi Cera di quella squadra era il capitano e con quella maglia diventò il primo libero moderno del nostro calcio. Più tardi Gaetano Scirea e Roberto Tricella dichiararono di essersi ispirati a lui.
Cera, cosa ha rappresentato lo scudetto del Cagliari nella storia del calcio italiano?
“Un’autentica impresa, non si può definirla in altra maniera”.
Quell’anno ci avete provato in corso di campionato o siete partiti con la convinzione di poter fare qualcosa di grande?
"L’anno prima c’è stato un certo rammarico per non averci creduto fino in fondo. Ci mancò la convinzione giusta che invece arrivò nella stagione successiva, ormai consapevoli sin dall’inizio di poter stare con le grandi e giocarcela”.  
La partita dell’anno, fu Juve-Cagliari 2-2?
“Quella gara con rigori dati e non dati, assegnati erroneamente e fatti ripetere, ci diede ulteriori consapevolezze sulle nostre potenzialità. Io e Mancin dopo le proteste con l’arbitro Lo Bello fummo squalificati. Avevamo soltanto 16 giocatori in rosa, così con Tomasini che avevo sostituito nel ruolo, nella gara successiva a Bologna eravamo rimasti soltanto in 13”.
Che allenatore era Manlio Scopigno?
“Il mister non ti stressava mai e ti concedeva anche un giorno in più a casa. Era un uomo taciturno ma sempre con la battuta pronta. Forse avrebbe potuto fare una carriera ancor più prestigiosa ma si è tolto la soddisfazione di vincere uno scudetto a Cagliari”.
Da capitano come ricorda lo spogliatoio di quella squadra?  
“Vivevamo in foresteria, eravamo tutti buoni amici, sempre insieme ogni giorno. Scopigno mi aveva dato un’autorità in campo ma non c’era un giocatore fuori dal coro”.
Il giorno dello scudetto, quel 12 aprile 1970 cosa successe?
“Ormai eravamo convinti dell’impresa che realizzammo con due giornate d’anticipo. Pur avendo molta memoria sinceramente non ricordo i gol col Bari di quella giornata, forse eravamo davvero certi di centrare il nostro obiettivo”.
Quello scudetto porta la firma di grandi campioni tra cui Gigi Riva. Cosa aveva in più Rombo di Tuono? “Intanto il gol nel sangue e poi la potenza, il calcio, era bravissimo di testa e in acrobazia, un vero goleador. A parte Gigi, quella formazione era valida sotto l’aspetto tecnico con tante individualità come Domnghini, Gori, Brugnera, Greatti, Nenè, una squadra completa. In 30 partite prendemmo soltanto 11 gol, un record ancora adesso”.
In quel Cagliari c’era anche tanto azzurro che poi brillò al Mondiale messicano del 1970…
“Sì, arrivammo a un passo dal titolo. Perdemmo la finale col Brasile praticamente negli ultimi venti minuti. Quella parte di gara sancì la loro superiorità ma fino a quel punto ce la giocammo alla pari”.
Oggi le piace la Nazionale di Mancini?
“Sì, li ho visti giocare e si esprimono bene tra giovani e meno giovani. E’ una Nazionale interessante”
Partirà tra le favorite il prossimo anno per l’Europeo?
"Certo, l’Italia la devi mettere sempre tra le squadre che possono vincere il titolo”.
Ci crede a una ripresa del campionato?
“No, ormai devono chiudere tutto, baracca e burattini perché questa situazione non è mica una barzelletta. Non c’è il tempo per completare il campionato anche perché ci sono ancora molte partite da giocare”.  
Dopo il coronavirus vedremo con altri occhi il calcio ma anche la vita?
“Sicuramente guarderemo in modo diverso la nostra quotidianità. Il calcio lo metto in seconda battuta. Dobbiamo reagire a quello che sta succedendo e che speriamo finisca quanto prima”.
In tanti anni di calcio qual è stata la sua più grande emozione?
“Forse il primo anno quando arrivai qui a Cesena dove conclusi la carriera e dove vivo. In quella stagione figuravo sempre tra i migliori in campo al punto che, anche dopo diventai un riferimento per la comunità. E poi sentire Gaetano Scirea nelle interviste, dire che si ispirava al mio modo di giocare è stata una vera emozione”.  
 
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