Hackett: «L'Eurolega è la mia prova di maturità. E ora la Nazionale»

Daniel Hackett
di Marino Petrelli
3 Minuti di Lettura
Martedì 28 Maggio 2019, 10:30
Vincere fa sempre bene, a livello professionale e personale. Vincere da protagonista è ancora più bello. E ora sotto con la nazionale per un mondiale da giocare e vivere con tutto l’entusiasmo possibile. Daniel Hackett ha ancora negli occhi l’Eurolega alzata qualche giorno fa a Vitoria con il suo Cska Mosca. «L’Eurolega è un palcoscenico secondo soltanto all’Nba e vincerla per me è una gioia immensa – racconta il giocatore protagonista in finale con 7 punti e 5 assist -. Siamo stati solidi e costanti per tutta la stagione e siamo arrivati alla Final Four in salute, a differenza ad esempio del Fenerbahce che invece ha dovuto fare a meno di Datome e altri. Abbiamo avuto le…, diciamo gli attributi giusti per arrivare fino in fondo. E per me si tratta di una bella prova di maturità». Un termine che ripete spesso, come se le vittorie passate, a Milano, Siena o all’Olympiacos siano di secondo piano. «Ogni vittoria è bella, ma vincere qui ha un sapore diverso. Mosca è la città dell’hockey, anche del calcio, ma quest’anno il basket è sul tetto d’Europa – aggiunge -. Vedere così tanti tifosi in aeroporto al nostro ritorno a casa ci ha gratificato e personalmente mi ha esaltato ancora di più».

LE RADICI
Dici casa e pensi a Pesaro e al quartiere Pantano, dove Daniel è cresciuto e dove gli amici di sempre lo aspettano per fare una grande festa. E che lui ha celebrato con una maglietta speciale indossata in mondovisione con la coppa tra le mani. «Pantano mi ha fatto crescere, mi ha dato tutto. Al bar del quartiere hanno visto la partita tutti insieme e hanno gioito per me», racconta enfatizzando che tra i tanti spettatori c’era mamma Katia, rimasta a casa come sempre tutta presa dalle sue scaramanzie. Papà Rudy, per quasi dieci anni in Italia dal 1979 al 1988 con le maglie di Forlì, Livorno, Reggio Emilia e Porto San Giorgio, era invece in Spagna a celebrare e coccolare il figlio. Che vuole ringraziare qualcuno in particolare. «I miei genitori per primi, mia moglie Elisa che mi ha dato grande serenità, tanti amici pesaresi, ma anche Franco Del Moro, ex presidente della Scavolini Pesaro, un uomo che nei momenti difficili della mia carriera ha saputo comprendermi e farmi rialzare». Del Moro, grande uomo di sport, ci aveva avvertito: «Troverete un ragazzo molto concentrato verso traguardi sempre più importanti». 

VOGLIA DI AZZURRO
Nazionale compresa, argomento che non sempre è stato facile affrontare. «La vicenda passata è stata in parte ingigantita, io ho sempre dato tanto alla maglia azzurra – precisa Hackett -. Ora più che mai il passato è alle spalle, c’è voglia di fare bene e i Mondiali saranno l’occasione giusta per tutto il gruppo. Sacchetti allena bene e ci fa divertire, vogliamo superare il girone, poi vedremo cosa succederà. Personalmente, sono pronto e maturo per dare il mio contributo». E se Sacchetti è la sua guida in maglia azzurra, Itoudis lo ha “plasmato” al Cska, dandogli sempre maggiore spazio e facendogli capire che al pari di De Colo, Sergio Rodriguez, Clyburn ci sarebbe stato spazio anche per “Daniel l’italiano”, cosa che puntualmente si è verificata. «Gli devo molto, mi ha dato fiducia e nel corso della stagione ci siamo capiti alla perfezione», dice Hackett che due giorni fa ha segnato il canestro decisivo in gara due di semifinale scudetto contro lo Zenit, portando il Cska avanti 2-0. Prima della Cina, la seconda edizione di “Elev8 Basket City Kings”, il torneo da lui ideato e che vedrà scendere in campo 8 squadre di otto città italiane. «Dal 27 al 30 giugno, Pesaro sarà la capitale del playground. Avremo Moss, Moraschini, Aradori e tanti altri amici – conclude -. Io vestirò la maglia della Vuelle e sono orgoglioso di vederla ancora in Serie A, nonostante le salvezze travagliate di questi ultimi anni. Spero che il futuro del basket pesarese sia migliore». 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA