“Il debutto è andato bene; pensavo di fare sui 45 e così è stato”, i nuotatori parlano di secondi, i minuti, in questo caso 7, li danno per scontati. Mentre parla, guarda il monitor per vedere la terza batteria, quella che vedrà il cinese Sun Yang vincitore in 7:49.28, con Gabriele Detti secondo, e dunque finalista anche lui, in 7:49.67.
“Sono curioso di vedere come entro in finale” dice Greg che non stacca gli occhi dal monitor. Dicono che i due amici, Greg e Gabri, faranno “a sportellate” per questa finale. “Beh, certo non staremo lì ad accarezzarci” sorride Greg. Che ne dici di Sun Yang? “Non ha tirato troppo, è competitivo ovunque, e se farà il Sun forse si nuoterà per il secondo posto”. I giornalisti cinesi sono certi che farà tutto, dai 200 ai 1500, fa sempre così, dicono. A Kazan no. Sun Yang a domanda non risponde; fa pure finta di non capire l’inglese.
Che tattica per Greg? “Nuotare al mio meglio, andare più forte che posso; preferisco i 1500, ma sarà la mia solita tattica”. Senza l’amico Horton: l’australiano ha rinunciato agli 800: “Me l’aveva detto; ne aveva troppe in canna, una doveva toglierla, ha tolto questa”.
Gabriele Detti dice che “il tempo non conta niente, perché l’importante era entrare in finale”; quando Sun Yang (Gabriele intervistato dai cinesi lo definisce “un fenomeno” e niente più) ha fatto lo scatto finale, Detti l’ha lasciato sfogare, ha mollato: “Avete visto che avevo una bracciata di quattro metri e mezzo”. Perché il bello viene domani, quando, lapalissiano, dice: “Chi va più forte vince, senza badare alle altre corsie”, poi ammette “magari le guardo con la coda dell’occhio: è che siamo in otto per tre posizioni”. Due sono azzurri da ideologiche sportellate, Greg e Gabri, Paltrinieri e Detti.
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