Mondiali di nuoto, nei tuffi la cinese Quan Hongchan perde l'oro nonostante il 10 perfetto

A Fukuoka un argento da record

Mondiali di nuoto, nei tuffi la cinese Quan Hongchan perde l'oro nonostante il 10 perfetto
di Piero Mei
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Mercoledì 19 Luglio 2023, 17:30 - Ultimo aggiornamento: 18:33

Ha preso ancora tutti 10, la perfezione, ma ha dovuto “accontentarsi” dell’argento: è accaduto a Fukuoka, in Giappone, al Mondiale di nuoto, disciplina tuffi, specialità dalla piattaforma da 10 metri. È accaduto all’adolescente cinese Quan Hongchan che al quarto salto, catalogato come 207C, triplo salto mortale e mezzo raggruppato, coefficiente di difficoltà 3.3, ha visto accendersi tutti i sette led dei giudici con la doppia cifra. Peccato per lei che la sua connazionale, Chen Yuxi, avesse sparpagliato sì qualche 10 ad ogni tuffo, ma soprattutto mantenuto una quasi costante votazione da 9 o 9,5, e che dunque alla fine delle cinque routine, avesse accumulato un punteggio monstre di 457.85, dodici punti più su del 445.60 di Quan Hongchan.


Per questa teenager non è la prima volta: ma è la prima volta mondiale. A lei era già successo a 14 anni e 130 giorni alle Olimpiadi di Tokyo 2020, alle quali per restrizioni anagrafiche non avrebbe potuto partecipare se il Covid non avesse obbligato al rinvio di un anno consentendole così di superare l’impedimento del «non ho l’età», Quan Hongchan aveva ugualmente ottenuto il 10 perfetto e lì aveva conquistato l’oro e il mondo, raccontando la sua storia a differenza di quel che fanno i cinesi, impenetrabili come da copione di matrice razzista.

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La ragazzina aveva imparato a districarsi nell’acqua nei torrenti della campagna cinese dove viveva con la famiglia di poveri contadini, papà, mamma e quattro tra fratelli e sorelle, due più grandi e due più piccoli: non avevano l’acqua in casa e i ruscelli servivano da bagno e da divertimento insieme. Ma fisicamente (è alta 1,43) sembrò a qualcuno perfetta per i tuffi: i talent scouts in Cina non hanno problemi di numeri. Fu portata d’autorità alla scuola provinciale (provincia di Guandong): a scuola non andava bene, ma ai tuffi sì. Cominciò a vincere garette e gare, via via sempre più importanti.
Quando fu convocata per le Olimpiadi (la più giovane cinese tra i 406 atleti, dove le donne, 281, erano in maggioranza assoluta) era, nel giro internazionale, una sconosciuta.

Però a Tokyo, con quei 10 perfetti, si fece conoscere. E commosse il circo mediatico quando raccontò che la Cina era importante, l’oro pure, ma per lei quel che contava era il premio in denaro che avrebbe ricevuto: 40 mila dollari, un patrimonio secondo le statistiche cinesi, anche se assai meno del milione di dollari promesso a Singapore o dei 750 mila stanziati dall’Indonesia, Paesi che hanno assai scarse probabilità di dover pagare. I cinesi, invece, specie se tuffatori, vincono sempre e la lor cifra eventuale è in linea con quella degli Stati Uniti; in Italia l’oro valeva 180 mila euro di premio.


Quan Hongchan non parlava per avidità; il suo premio avrebbe avuto una destinazione particolare: pagare le cure mediche per la mamma malata. «Cos’ha?» le chiesero. «Non lo so» rispose. Perché i dirigenti le avevano detto solo che era malata e aveva bisogno di costose cure. Poi si è appurato che la mamma era rimasta vittima di un incidente stradale che per guarire richiedeva interventi chirurgici e ricoveri in serie. A questo, rivelò Quan Hongchan, servirà il 10 perfetto.


Il voto che ha fatto la storia. Era già capitato, ma nella ginnastica, a un’altra adolescente, la formidabile quattordicenne rumena Nadia Comaneci alle Olimpiadi Montréal il 18 luglio 1976, giorno entrato nell’almanacco della gloria sportiva, anche se, in realtà, non era il primo 10 perfetto della storia, che già era stato ottenuto dieci anni prima dalla cecoslovacca Vera Caslavska a un campionato europeo, quando ottenne quel magico punteggio l’atleta, che poi sarebbe stata perseguitata dal regime di Praga perché firmataria del “Manifesto delle duemila parole”, dopo che i carri armati sovietici portarono la repressione a soffocare la Primavera di Praga. Anche Nadia, per la verità, era già stata protagonista di un 10 perfetto: nel marzo 1976 al Madison Square Garden di New York, nell’esercizio al cavallo con maniglie. Ne è rimasta traccia in una foto che la vede tenere in mano un trofeo più alto di lei ed avere a fianco un ragazzo americano sorridente, quel ragazzo, Bart Conner, che vent’anni dopo sarebbe diventato suo marito.

 


Quell’American Cup, però, non avevano la rilevanza dei Giochi Olimpici (e del resto neppure il campionato europeo della Caslavska): perciò è a Montréal che si riferisce la storia del 10. Anche perché c’è un retroscena. Nel produrre i led la Omega aveva chiesto al Comitato Internazionale Olimpico se occorresse una modifica per consentire a quelli in uso di non fermarsi a una sola cifra intera più due decimali, il 9.99. Fu risposto con sicumera: «Nessuno prenderà mai 10.00». Così, quando all’esercizio delle parallele asimmetriche, i giudici andarono a schiacciare il pulsante, sul led uscì 1.00. Nadia, che guardava ansiosa il tabellone, si aspettava che scattasse la sequenza 1-2-3 almeno fino al 9, perché era stata perfetta. Le lucette, invece, si fermarono su quell’ 1.00. La bambina si gettò in lacrime fra le braccia del baffuto Bela Karoly, l’allenatore che la aveva creata. E ce ne volle per convincerla che quell’1 era un 10. Nadia lo ottenne altre sei volte, inaugurando una scia fatta di sole donne (la superiorità maschile in campo sportivo è così “servita”), fin quando il sistema dei punteggi non è stato cambiato.

Un altro 10 perfetto senza oro un mondiale di tuffi fu quello ottenuto al  quinto salto da 3 metri a Melbourne 2007 dal fenomenale russo Dmitrji Sautin, il tuffatore medagliato a 5 Olimpiadi, 5 mondiali e 10 europei: il suo doppio salto mortale e mezzo rovesciato carpiato gli valse tutti 10 che, disse Klaus Dibiasi, “nemmeno Greg Louganis lo aveva mai fatto”. Eppure Sautin rimediò “solo” il bronzo, alle spalle del cinese Qin Kai e del canadese Alexandre Despatie.

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