Una mamma, una figlia, uno sport, la stessa disciplina, la stessa misura, lo stesso record: Fiona, Larissa, il salto in lungo, 6,91. Per la “gender equality” va segnalato che anche il papà saltava, lui in alto, in altissimo, con l’asta. La buca piena di sabbia sulla quale, a 6,91 metri dalla pedana, nella gara del salto in lungo, è atterrata ieri ad Ancona Larissa Iapichino è come il cratere Jazero, dove su Marte è appena ammartato il rover Perseverance: è un volo nel futuro, un tuffo in un sogno spaziale. Perché la misura di 6,91 sottolinea un’impresa dalle molte facce. Quella mondiale: è infatti il record del mondo indoor under 20, giacché a questa classe di età, la Generazione Z, Larissa appartiene, visto che è nata il 18 luglio 2002.
UN PRIMATO DEL 1983
Questo primato resisteva dal 1983 ed era di 6,88 metri, quanti ne aveva saltati una “certa” Heike Drechsler, fenomeno assoluto del salto in lungo e della velocità in quel fenomeno dello sport che fu la Ddr, la Germania Orientale. «La Drechsler è fra le dee del salto, sono sconvolta» dice la Iapichino: forse è la Dea. La faccia azzurro olimpico: il 6,91 ottenuto al quinto salto (6,68; nullo; 6,75; 6,75 lo score di prima) assicura a Larissa lo standard per Tokyo 2020, cioè 2021, che prevedeva un salto di 6,82. «Mi sembra surreale, mi sembra un sogno; andrò là per imparare, sono così giovane; cercherò di rubare, io cucciola fra le leonesse, i segreti delle campionesse più grandi di me». E’ il miglior salto stagionale al mondo. La faccia italiana: il 6,91 uguaglia il primato italiano assoluto (cioè per ogni età), sempre indoor, che resisteva dal 1998 quando, ventinovenne, lo fece, a Valencia, diventando campionessa d’Europa, Fiona May, ragazza inglese di origini giamaicane, diventata italiana per amore di un altro campione, Gianni.