Lo sport viaggia sempre più verso l’estremo degli spettacolari X-sports, cose come le gare di Ironman o i tuffi da vertiginose altezze, ma i mutamenti climatici potrebbero rendere estreme anche gare fin qui considerate di fatica sì, ma possibili. Sono le località prescelte a favore di sponsor a fare la differenza. Certo c’è da guardare con una discreta dose di apprensione ai prossimi mondiali di calcio, che si svolgeranno nel 2022 in Q
Per combatterle si possono seguire due strade: accorciare la fatica (già la lunga marcia a Tokyo 2020 sarà quasi dimezzata ai 30 chilometri e qualche maratona sta trasformandosi in “mezza maratona” ) oppure trasformare lo sport in puro spettacolo indoor. E’ quel che sostenevano, già tre anni fa, in occasione dei Giochi di Rio, gli studiosi di Berkeley, l’università californiana che è tra le più accreditate e conosciute del mondo, se non altro per essere stata la culla del Sessantotto. La ricerca fu pubblicata prima ancora che Greta lanciasse la sua campagna e rappresentò quali Olimpiadi e dove avrebbero atteso, continuando i cambiamenti climatici allo stesso ritmo, i ragazzi che oggi manifestano. Di qui a più di mezzo secolo. La previsione è datata per gli anni Ottanta di questo secolo, alla vigilia del bicentenario olimpico. Tutta colpa del global warming, il riscaldamento globale. Condizionerà il programma sportivo, costringendo alla riduzione della fatica se non addirittura alla cancellazione di certe gare; obbligherà gli organizzatori a proporre il palinsesti dentro stadi coperti e oggetto di condizionamento d’aria gigantesco, la cui realizzazione potrebbe significare, stando così le cose, ulteriore inquinamento e riscaldamento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA