The Tale, su Hbo la storia vera di un abuso infantile

Laura Dern in The Tale
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Domenica 27 Maggio 2018, 22:33 - Ultimo aggiornamento: 29 Maggio, 08:39
Sull'onda dell'attenzione di questi ultimi mesi al tema degli abusi e delle molestie sessuali, è andato in onda in prima tv, sul canale via cavo HBO negli Stati Uniti, il film The Tale, di Jennifer Fox, presentato al Sundance Film Festival lo scorso gennaio.

Il dramma è il ricordo di un abuso sessuale, subito all'età di 13 anni, dalla regista di documentari Jennifer Fox. Quello che sino a qualche anno prima, era stato custodito nella memoria della filmmaker come un incontro romantico fra l'adolescente che fu e un allenatore sportivo molto più grande di lei, con il tempo e la maturità si è rivelato per quello che realmente era, ovvero un abuso.

Interpretato da Laura Dern, Isabelle Nélisse (che interpretano la Fox in età differenti), Jason Ritter, Ellen Burstyn e il rapper Common, il film ripercorre le tappe di una violenza che per molti anni è stata scambiata per amore e che mette in discussione le leggi in materia, che limitano nel tempo la possibilità di agire nei confronti di questo tipo di aggressioni.

«È stato solo verso i miei 40 anni che mi sono resa conto che quella che ho sempre considerato una relazione sentimentale altro non era che un abuso», dice la filmmaker. Girato nel 2015, ovvero molto prima dello scandalo Weinstein, il film approfitta ora dell'onda emozionale seguita ai movimenti #Metoo e Timès Up. «È un film sulle storie che ci raccontiamo per sopravvivere - continua la regista - ci sono cose troppo pesanti da sopportare quando sei giovane e hai bisogno della maturità per elaborarle e vederle con i giusti occhi».

Per Laura Dern anche il retaggio culturale dell'epoca, gli anni Settanta, ha un ruolo nella storia. «Frasi come Sembri molto più matura della tua età servivano allora a giustificare, le donne, le ragazze prendevano su di sé la responsabilità di certe attenzioni. Eravamo zittite dai nostri stessi sensi di colpa, culturale e sociale».

Cosa è successo negli ultimi mesi, dalle prime accuse a Harvey Weinstein in poi, ha senz'altro aiutato al cambiamento: «Poter parlare senza avere addosso gli occhi di chi vorrebbe scaricarti la colpa ha cambiato le cose», continua la documentarista. Il film pone l'accento su un altro lato inquietante dell'abuso infantile: «Il 93% degli episodi viene, come nel mio caso, per mano di un amico di famiglia, o un insegnante o un allenatore, una persona che il bambino conosce e di cui si fida, non il mostro dal quale essere diffidente ma qualcuno che fa parte della comunità, una persona di successo e benvoluta. Credo sia importante porre l'accento anche su questo aspetto per aiutare vittime e famiglie a comprendere e agire».

Il film, promette HBO, verrà mostrato anche attraverso canali non convenzionali, nelle scuole, nei centri di aiuto, agli psicologi, nelle comunità locali, non solo negli Stati Uniti ma nel mondo.
Negli USA è stata allestita anche una linea telefonica con numero verde per la segnalazione degli abusi da parte di chi, vedendo il film, trova il coraggio di parlare.
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