La regista Emma Dante presenta il Tango delle capinere: «Un mosaico di memorie d'amore sulle note di vecchie canzoni»

Un viaggio a ritroso per ripercorrere la storia d’amore dei due protagonisti che non hanno nulla di straordinario da raccontare. Se non che si sono amati per quasi un secolo. La loro ordinarietà oggi diventa straordinaria: dall'ultimo Capodanno al primo bacio in spiaggia

Il tango delle capinere, in scena al Teatro Argentina dal 2 al 14 maggio
di Simona Antonucci
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Sabato 29 Aprile 2023, 19:02

«In scena ci sono un Lui e una Lei. Non hanno neanche un nome. Sono due come tanti. Non hanno nulla di straordinario da raccontare. Se non che si sono amati per quasi un secolo». Emma Dante presenta Il tango delle capinere, in scena al Teatro Argentina dal 2 al 14 maggio: un viaggio per ripercorrere la storia d’amore tra i protagonisti che, ballando sulle note di vecchie canzoni, compongono un mosaico di ricordi. Un racconto (dal capitolo Ballarini, terza parte della Trilogia degli occhiali) fatto di gesti minuti, affidati al corpo, e alla musica, tra insuccessi e conquiste, amore e morte, gioia e dolore.

 

Una vecchina fruga dentro un baule.

Estrae flaconi di pillole, un velo da sposa, un telecomando, palloncini colorati... «Da un altro baule, quello dei ricordi, tira fuori il marito per festeggiare con lui quello che potrebbe essere il suo ultimo Capodanno. Arriva la musica di un carillon. Si baciano. Lui e lei adesso hanno sedici anni. In costume da bagno si promettono amore eterno. Sulle note di vecchie canzoni festeggiano l’arrivo dell’anno nuovo ballando a ritroso la loro storia d’amore», spiega la regista, attrice e drammaturga palermitana, 56 anni, che torna a Roma dopo il successo al Costanzi con Dialogues des Carmélites e Pupo di Zucchero, sempre all’Argentina, dedicato alla memoria di chi non c’è più.

La nostalgia, la memoria, personaggi che scivolano tra la vita e la morte. Che cosa la spinge a tornare su questi temi?

«Il desiderio di non dimenticare. È il mio esercizio della memoria per tenere in vita chi non c’è più. E in fondo il teatro non fa che riproporre storie da ricordare».

Perché è da ricordare la storia dei due protagonisti del suo Tango?

«Perché sono due testimoni di un’utopia. Si sono giurati di stare insieme per sempre e lo hanno fatto. E la loro ordinarietà oggi è straordinaria».

Non esistono più gli amori per sempre?

«Non esalto l’istituzione matrimoniale. L’amore subisce mutazioni e si cambia. Quello che mi affascina di coppie così è la fedeltà a una promessa e la capacità di trasformare la passione in un’alleanza».

La narrazione va a ritroso: quali momenti ha ritratto?

«Il pancione, il figlio, la tv che s’impossessa dell’intimità, le crisi. Poche parole, tutto viene raccontato ballando da due miei attori storici, Manuela Lo Sicco e Sabino Civilleri che tra l’altro sono una coppia anche nella vita».

Quali canzoni ha scelto?

«Anche la musica procede a ritroso. Abbiamo E se domani di Mina,Tenco, Morandi, Il Ballo del mattone di Rita Pavone, I Watussi, il Quartetto Cetra fino a Nilla Pizzi, il Tango delle Capinere che accompagna il loro primo bacio in riva al mare e la proposta di matrimonio. Un brano amato da mia nonna».

Un secolo raccontato dagli stessi attori?

«All’inizio indossano una maschera. Che scompare quando cominciano a ringiovanire e a ricordare i momenti di gioia e dolore».

Mentre debutta il Tango lei è già al lavoro alla Scala, con Rusalka, di Dvořák. Che cosa l’ha colpita di questa donna?

«E come si fa a resistere a una Sirenetta? Lei è uno spirito dell’acqua dei laghi e dei fiumi che perde la coda per amore. Le donne per essere ricordate devono sempre compiere gesti estremi».

Papere che fanno uova d’oro e si ritrovano regine, suore carmelitane che finiscono sul patibolo, prostitute che decidono di crescere un orfano e capinere, quelle del tango ballato da una donna anziana che sogna l’amore. Ed ecco una nuova regia su una eroina.

«Ormai sono la regista che racconta storie di donne. Detesto le generalizzazioni, ma in effetti è così. L’universo femminile mi offre un mondo di spunti, quello maschile un po’ meno». 

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