Al Festival di Spoleto, i Messaggeri di Emma Dante: «Uno spettacolo postcovid e a Venezia il mio nuovo film. Due momenti unici e preziosi»

La regista Emma Dante
di Simona Antonucci
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Venerdì 14 Agosto 2020, 16:07 - Ultimo aggiornamento: 16:08

«Quando mi hanno chiesto di pensare a uno spettacolo per il Teatro Romano ho fatto una salto di gioia: un luogo desiderato da tempo su cui ho costruito la mia idea». Emma Dante, attesa con il suo nuovo film al Festival di Venezia, Le sorelle Macaluso, uno dei quattro titoli italiani in concorso, si prepara per il suo debutto a Spoleto, il 21 agosto, alle 20,30: “I messaggeri” spettacolo-concerto da Euripide, Sofocle, di cui firma la regia, canti e musica dei Fratelli Mancuso con Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Adriano Di Carlo, Naike Anna Silipo, Sabrina Vicari.

MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

«Sono felice», continua la regista palermitana, «di presentare a Spoleto uno spettacolo nuovo postcovid e a Venezia il mio nuovo film. Saranno due momenti unici e preziosi  soprattutto perché rappresentano un nuovo inizio dopo un anno di flagello».

La 63esima edizione del Festival dei Due Mondi, riprogrammato a misura Covid, si svolge quest’anno dal 20 al 23 e dal 27 al 30 agosto. Otto serate in Piazza Duomo e al Teatro Romano, con artisti italiani di rilievo internazionale. L’inaugurazione con una nuova produzione, il 20 in Piazza Duomo: Pier Luigi Pizzi cura la regia, le scene e i costumi de L’Orfeo di Claudio Monteverdi. Il 21 I Messaggeri di Emma Dante. Poi l’Amore come protagonista del lavoro ispirato al Mito classico composto da Silvia Colasanti: Arianna, Fedra, Didone, in Piazza Duomo. Quindi Beatrice Rana al pianoforte (al Teatro Romano il 23).

LA CALLAS
Il 27 al Teatro Romano Monica Bellucci in Maria Callas Lettere e Memorie, che per la prima volta, dal vivo, su un palcoscenico italiano, veste i panni della cantante. Il 28 agosto in Piazza Duomo, Le Creature di Prometeo-Le Creature di Capucci, con la musica di Beethoven. Il 29 agosto al Teatro Romano, Luca Zingaretti legge La Sirena dal racconto Lighea di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il 30 il concerto finale in Piazza Duomo con Riccardo Muti e l’Orchestra Cherubini. «Sono grata alle opportunità che Giorgio Ferrara mi ha dato in questi anni di direzione a Spoleto. Ho avuto la possibilità di esplorare percorsi visionari in luoghi magici. E sono nati spettacoli che tuttora girano il mondo, uno tra tutti il fortunato La Scortecata». E ora I Messaggeri che sostituiscono in corsa il Pupo di Zucchero, che avrebbe dovuto debuttare a Spoleto.

«La storia di un vecchio che cucina il Pupo di Zucchero, un piatto tipico della Festa dei Morti. E allestisce un banchetto con i defunti. Un attore al centro, tra dieci statue intorno al tavolo». Un racconto che affronta in maniera inconsueta il tema della morte. Come Le sorelle Macaluso, film tratto dalla pièce, che concorre al Lido. «E’ la storia di cinque sorelle, ritratte in varie fasi della vita, la giovinezza, la maturità e la vecchiaia. E in ogni fase ne muore una, ma tutte continueranno a essere presenti in una insolita comunità femminile. Una convivenza tra vivi e morti. Però, non è un film di fantasmi».

«I Messaggeri, invece», spiega la regista, «è stato pensato e concepito per il teatro Romano, in un momento delicato come questo. Si prova a stare in una dimensione postcovid prendendo spunto dal racconto dell’antica Grecia», mondo che l’autrice palermitana ha già incontrato nell’Eracle, presentato a Siracusa e interpretato soltanto da donne.

«I Messaggeri della mitologia in qualche modo somigliano al bollettino giornaliero della protezione civile della nostra quarantena. Per circa settanta giorni, alle 18 in punto, mollavamo tutto e ci piazzavamo davanti alla tv per ascoltare l’epilogo delle ultime ore: quante persone contagiate e quanti morti?». Per la costruzione dello spettacolo «mi sono affidata al talento straordinario dei fratelli Mancuso che cantano e suonano dal vivo, creando atmosfere suggestive e tragiche. La loro voce, da sempre presente nel mio universo creativo, cattura l’anima. Sono congiunti e in scena cantano abbracciati per sentire le vibrazioni l’uno dell’altro. Questo loro cantare insieme, oggi, commuove più di ogni altra cosa». 

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