Emma Dante, la regista delle donne: «Suore, prostitute, vittime di mafia: porto a teatro eroine e martiri»

Emma Dante, la regista delle donne: «Suore, prostitute, vittime di mafia: porto a teatro eroine e martiri»
di Simona Antonucci
5 Minuti di Lettura
Martedì 18 Ottobre 2022, 13:28 - Ultimo aggiornamento: 16:05

Papere, anzi gallinelle che fanno uova d’oro e «si ritrovano sul trono da regine», e suore carmelitane che finiscono sul patibolo «per non affrontare un mondo senza grate». Prostitute che decidono di crescere Arturo, «figlio di una violenza e orfano perché la mamma muore di parto» e capinere, quelle del tango ballato da una donna anziana che sogna l’amore. E poi scortecate, vittime di mafia, «eroine o martiri perché una donna per essere ricordata deve compiere gesti straordinari, essere un’eccellenza universalmente riconosciuta. Ma quanti uomini mediocri, invece, passano alla Storia senza troppa fatica? Tantissimi. E ce li fanno pure studiare a scuola!».

Emma Dante, regista, attrice e drammaturga palermitana, 55 anni, che ha dedicato all’universo femminile tutta la sua inesauribile creatività, presenta le protagoniste dei suoi prossimi film e spettacoli teatrali: «Ormai sono la regista che racconta storie di donne. Non lo faccio di proposito e detesto le generalizzazioni, ma in effetti è così. L’universo femminile mi offre un mondo di spunti, quello maschile un po’ meno». Martedì 18 ottobre il suo “Pupo di Zucchero” («un dolce siciliano che profumava nelle cucine di mamme e nonne») apre, all’Argentina, la stagione del Teatro di Roma (e resta in scena fino al 30), nel frattempo sono cominciate le prove di regia di “Dialogues des Carmélites” che inaugura il 27 novembre il teatro dell’Opera di Roma, ad aprile i suoi “Vespri Siciliani”, dopo il debutto al Massimo di Palermo, andranno in scena ad aprile al Comunale di Bologna «ma con una direttrice d’orchestra donna, Oksana Lyniv, sarà un’esperienza interessante». Nei ritagli di tempo sta montando il film “Misericordia” («con due prostitute, mamme per misericordia, appunto»), ritoccando lo spettacolo “Il tango delle capinere”, di nuovo al teatro Argentina a maggio e smontando e rimontando le avventure della “Papara” «che sarà la terza parte della trilogia dedicata a “Lo cunto de li cunti” di Basile, ma con calma. Ora ho da fare con Pupi e suore».

Emma Dante dopo i 5 Nastri "Noi donne siamo fatte per eccellere"

Emma Dante nel Carmelo: com’è stato l’incontro con le suore che scelgono la ghigliottina per non rinnegare il voto?

«Mi piaceva l’idea di questo gruppo di donne, prigioniere della propria fede, martiri. Tutto ciò che ha a che fare con la contemplazione, la spiritualità, quando porta a scelte estreme, mi attrae. E loro sono estreme. Durante la Rivoluzione il loro gesto estremo le porta sul patibolo. Sono suore, ma sono donne. Donne donne e non donne senza sesso. In scena hanno tutte i capelli lunghi sciolti. Sono quasi scomposte».

Sensuali?

«Persone che hanno un prima e un dopo. Il pittore Jacques-Louis David ritrasse, proprio a inizio Ottocento, molte nobildonne dell’epoca. E la protagonista dei “Dialogues” è una di loro, una nobildonna. Mi sono ispirata a quei ritratti e li utilizziamo in scena per evidenziare che dietro ogni carmelitana c’è una signora, o una ragazza, che prima del voto aveva una vita. Nella lirica bisogna essere molto sintetici. Serve un’immagine forte affinché lo spettatore colga tutto in un istante. La musica domina e quindi la visione deve essere istantanea per lasciare alla musica il suo ruolo centrale, sul palco deve correre il fiume delle note».

Per non rinunciare ai voti, vanno alla ghigliottina. Oltre al sacrificio religioso, secondo lei c’è altro?

«Il desiderio di perdersi nella contemplazione e la paura del mondo senza grate. Sono donne fragili, non forti, che fanno una scelta forte. Anche durante le rivoluzioni che cambiano il mondo, per le donne non cambia mai granché. Per loro è sempre tutto più difficile. E per passare alla storia sono costrette a sacrifici estremi».

Nel Pupo di Zucchero, il protagonista però è un uomo, anziano, che nella notte del 2 novembre invita a cena i defunti della famiglia.

«E arrivano mammina, le sorelle Rosa, Primula e Viola, Pedro dalla Spagna che si struggeva d’amore per Viola, zio Antonio e zia Rita vittima delle sue “mazzate”. Lo spettacolo dura il tempo della lievitazione del “pupo di zucchero”: con acqua, farina e zucchero prende forma la statuetta. Nel Meridione c’è ancora l’usanza di organizzare banchetti di dolci per il 2 novembre: in cambio dei biscotti, i parenti defunti portano regali ai bambini. Prima i Pupi erano a forma di cavalieri, paladini ora sulle bancarelle si offrono supereroi».

Un Halloween siciliano?

«Halloween ha spazzato via la nostra tradizione. Un peccato perché era una festa speciale che Camilleri descriveva meravigliosamente. I bambini si svegliavano presto perché sapevano che nella notte erano arrivati i cari che non c’erano più. Era un modo di conservarli nella memoria. Dopo aver aperto i doni si andava al camposanto e il camposanto si riempiva di voci».

Prima o poi si occuperà anche della signora “Papara”...

«È la terza parte della trilogia dedicata a “Lo cunto de li cunti”. Ma la farò con calma. Papara è la storia di un re che non si può più muovere: è confinato nel suo regno. Perché? Perché gli si è infilata una papara, anzi una gallina, nell’ano. Mentre tornava da una battuta di caccia, si è fermato a fare i suoi bisogni. Per pulirsi, vede questa gallina che crede morta e la usa come carta igienica. Ma la gallina non è morta e si infila proprio lì, nel suo didietro. Un dramma. Tutta la corte, la regina, la figlia, lo ignorano. Anzi sfruttano questa situazione perché il re, con la gallina nell’intestino, fa uova d’oro. Alla fine, però, muore. La gallina in qualche modo si impossessa di lui. E si mette sul trono alo posto suo. Uno spettacolo che andrebbe fatto oggi. Chissà, potrebbe servire a stimolare un’originale lettura del potere». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA