Tattoo mania, quelle storie dietro ai disegni impressi sulla pelle

Tattoo mania, quelle storie dietro ai disegni impressi sulla pelle
di Sabrina Quartieri
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Lunedì 16 Marzo 2015, 13:12 - Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 01:34
Il primo tribale Matteo se l’è inciso a scuola a 14 anni, durante l’ora di italiano, con il compasso. Ma già era pieno di piercing. Dopo tre anni se n’è andato di casa. Per mantenersi, faceva il muratore e la sera imparava a tatuare. E’ stata dura, ma ce l’ha fatta. Oggi ha un suo studio e coltiva la sua passione.



Il suo corpo è pieno di tatuaggi, mani e viso compresi. “Ma siccome viviamo in una società in cui non si può andare in giro con la faccia disegnata - racconta il giovane di Milano - finché non sono stato sicuro che la mia professione sarebbe stata quella di tatuatore, non mi sono toccato i punti del corpo più visibili”.





Naoma, la fachira. Ogni tanto, per arrotondare, insegna anche yoga. E’ una ragazza che si nasconde in un lungo abito nero con il cappuccio, ma gira fiera, mostrando tutti i suoi tatuaggi e i suoi piercing. Li ha fatti in vent’anni, iniziando quando ne aveva 17. I suoi disegni raccontano la sua storia, soprattutto quelli che lei chiama “simboli di protezione”, legati alle divinità femminili che ama di più. Come la scritta “Shakti” che ha sul volto, l’energia femminile secondo la religione induista, tatuata insieme al cuore nero e alla svastica induista, simbolo di miglioramento. La scelta di tatuarsi il volto è arrivata tardi, e solo dopo aver capito il tipo di vita che Naoma avrebbe voluto condurre. “Chi mi guarda deve ricevere solamente messaggi positivi”. Invece i suoi tatuaggi non piacciono a tutti. Sono motivo di discriminazione continua. “Me ne accorgo quando le persone non mi si vogliono sedere accanto in metropolitana, oppure da chi mi guarda male, perché non sa che le svastiche vengono da una cultura antica e non dal Nazismo. Ma credo che sia questa la cosa importante, riuscire ad essere fieri di se stessi. E saper portare avanti le scelte che si sono prese, senza pentirsene”, racconta Naoma, che per questa ragione ha deciso di tatuarsi il viso solo una volta compiuti i 32 anni, quando si è sentita finalmente una donna matura e consapevole.



Giulia: "La stanza in cui tatuo è un confessionale". La giovane romana si racconta mentre realizza l’ottavo tatuaggio a Vincenzo, che da cinque ore è sdraiato sul fianco sinistro per farsi tatuare Odette nel momento dell’incantesimo del balletto “Il Lago dei Cigni”. Tra loro, si vede subito, il rapporto è di estrema fiducia. Tra il cliente che ha trovato chi lo sa capire, chi lo ascolta e dà forma alle sue confessioni e ai suoi pensieri più intimi. E che lo sa fare, perché in tutti questi anni, Giulia non ha mai sbagliato. Specializzata nel traditional, perché è il tipo di stile che le riesce meglio, la tatuatrice già dai tempi del liceo era incuriosita da questo coloratissimo e ancora misterioso mondo. Un fascino che ha subito in modo così forte, da farle seguire, a 19 anni, un corso specifico e iniziare una dura gavetta in uno studio.



Un percorso che l’ha portata ad essere, oggi, tra le tartarici più richieste della Capitale, e a far tornare tante volte da lei i suoi affezionati clienti. Nella stanza in cui tatua, Giulia lascia che si crei un vero e proprio confessionale. “E’ bello parlarsi - dice - raccontarsi. Partire magari da un’idea e poi insieme trovare una soluzione più adatta al tipo di corpo e al mio stile. E tante volte succede infatti che si entra magari con un disegno in mente e si esce con tatuaggio completamente diverso. Io mi sento fortunata, spesso i clienti mi lasciano totalmente carta bianca, anche sulla scelta del punto da tatuare”.



Yulya, la tatuatrice-pittrice che viene da lontano. E' bella e malinconica, e soprattutto, un altro asso del tatuaggio al femminile. Mentre realizza un disegno di un famoso fumettista, rivisitato con il suo stile, Yulya racconta di aver lasciato dodici anni fa la sua famiglia in Ucraina, quando i tempi erano sicuramente più facili di quelli di oggi. Nei suoi occhi c’è l’amore per i suoi cari così lontani. E di quello si nutre per portare avanti la sua passione, fare la tatuatrice. Una professione che la tiene occupata, insieme agli impegni di una dolcissima mamma, in uno studio vicino Frosinone. Una scelta di vita che nasce da una giovane donna che prima faceva la pittrice.



Oggi Yulya continua a fare disegni che si ispirano allo stile realistico-figurativo, ha solo lasciato le tele e scelto di dedicarsi alle persone: “Diciamo che quando qualcuno ti compra un quadro, lo porta a casa, lo appende e finisce lì…Invece qui, lo porta con sé, per il resto della sua vita. E’ stata una decisione azzardata, ma alla fine è diventata una passione e non ne posso più fare a meno”. Il primo tatuaggio Yulya lo ha fatto a 17 anni, quando ancora si usavano aghi e fiammiferi. Ironia della sorte, a proposito di Ucraina, il suo primo cliente è stato un militare.