Ieri Lou ha smesso di suonare per sempre. Aveva 71 anni e gli era capitato di vedersi dare del morto più volte (succede quando uno conduce una vita come la sua), eroe pesante del rock, potente ed evocativo probabilmente solo come Bob Dylan, anima dannata e musicista dai larghi orizzonti, influenzato da Chuck Berry e, parimenti, da Arthur Rimbaud ma anche Edgar Allan Poe con i versi provocatori delle sue canzoni, uno stile chitarristico originalissimo segnato dall'ascolto del jazz d'avanguardia di Ornette Coleman e Cecil Taylor, riferimento di una stagione culturalmente esaltante come quella degli anni Sessanta e dei Velvet underground cresciuti sotto l'ombrello estetico e culturale di Andy Warhol.
E' stato un grande Lou Reed, uno che ha vissuto davvero al ritmo di sex, drugs and rock 'n' roll, ma anche uno che ha avuto una vita complicata già segnata da adolescente, era il 1956, da un inconsulta “terapia” a base di elettrochoc che avrebbe dovuto, così pensavano i familiari, curare la sua bisessualità. Con John Cale fonda i Velvet nel 66. Il famoso album con la banana in copertina arriva nel 1967, si chiama The Velvet Underground & Nico, ed è prodotto da Andy Warhol. Nel '68 esce White Light/White Heat. Ma è a Londra che nel 1970 incide il suo primo album solista Lou Reed, anche se i Velvet Undergroud si riuniranno poi nel 1993 per un grande tour mondiale.
A Londra nei primi anni '70 incontra David Bowie e nasce la loro collaborazione da cui nasce Transformer. Del 1973 è il suo capolavoro maledetto, Berlin che parla di una coppia di tossicodipendenti. Nella sua carriera, fatta di colpi di scena, nel 2000 esce con Ecstasy che ricorda il Lou Reed degli anni Settanta. Tra gli ultimi lavori The Raven, del 2003, tratto dalle poesie di Edgar Allan Poe e la collaborazione coi Metallica.
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