Uno di questi è illustrato all’autore da Bettye Kronstadt, prima moglie di Reed, da cui divorziò nel lontano 1973: “Ti schiacciava contro a un muro. Ti malmenava. Ti colpiva... ti scrollava... una volta mi ha lasciato con un occhio nero”, ha ammesso la donna, oggi sessantaseienne.
In un’altra circostanza, ricordata da tal Allan Hyman, un compagno di scuola, invece, l’ex frontman dei “Velvet Underground” avrebbe malmenato una ragazza a cui era riuscito a strappare un appuntamento: “Lei parlava. Lui si è alterato per quello che lei aveva detto e l’ha colpita violentemente alla nuca”.
In generale, il quadro ricomposto da Sounes è quello di un uomo “misogino”, che ”picchiava le donne. Non tutte ma lo ha fatto con la sua prima moglie, ad esempio, e ha scritto spesso testi che parlavano di violenza verso le donne - è come se fosse ossessionato dall'argomento”.
Tra le pagine del libro, poi spuntano episodi di razzismo, con riferimenti sgradevoli alle differenze di pelle - “Non mi piacciono i negri”, avrebbe detto di Donna Summer - e di religione - “E’ un ebreo pretenzioso”, avrebbe esclamato su Bob Dylan -.
“Amavo la sua musica, ma non puoi ignorare i fatti - ha spiegato Sounes al portale thedailybeast.com -. I coccodrilli dopo la sua morte sono stati tutti un po’ troppo gentili, perché lui era davvero una persona sgradevole. Un vero mostro; credo realmente che la parola “mostro” si possa utilizzare senza remore in questo caso”.