Addio Lou Reed, i suoi successi e la sua maledizione

Addio Lou Reed, i suoi successi e la sua maledizione
di Federico Tagliacozzo
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Domenica 27 Ottobre 2013, 22:02 - Ultimo aggiornamento: 22:49
Nato da una famiglia ebraica a Brooklyn, New York, nel 1942, Lou Reed stato un cantautore, polistrumentista e poeta che ha segnato la storia della musica rock. La sua voce bassa e cavernosa a tratti inespressiva, i testi crudi e sinceri, ne hanno caratterizzato la carriera fin dagli esordi, quando il mercato della musica americano era dominato dal pensiero unico della musica mainstream. E’ stato il primo artista a portare le storie dei bassifondi nei testi, a dire ciò che non era mai stato detto prima in una canzone.



La sua discografia è sterminata. Tra dischi ufficiali e registrazioni non ufficiali (i bootlegs registrati artigianalmente illegalmente dai fan nei concerti) si contano decine di titoli, per quasi 50 anni di attività. Dall’esordio con i Velvet Undergound del 1966 a Lulu del 2011 in collaborazione con i Metallica. Prima di ricordarne i lavori più importanti è necessario precisare che Lou Reed era un’icona, un simbolo del rock maledetto, uno di quegli artisti che vengono ricordati a prescindere dalle canzoni. Un’icona è rappresentata da un’immagine. In questo caso sono due le immagini che vengono in mente: la celebre foto in cui Reed si inietta droga on stage e la copertina del primo disco dei Velvet Underground.



La prima immagine, con tutta la sua violenza dice con un pugno in faccia che l’artista ha vissuto sulla sua pelle le storie di droga che racconta. La seconda immagine è la copertina iconica per antonomasia: l’lp omonimo del suo primo gruppo. Non un gruppo qualsiasi ma il gruppo della Factory, la band creata sotto la regia di Andy Warhol, il più grande genio dell’arte degli ultimi 50 anni. Se si cerca un capolavoro tra le opere di Lou Reed eccolo qui. A partire dalla celebre banana gialla sulla copertina bianca. Oggi questa immagine, come ogni icona che si rispetti, campeggia su poster e magliette di persone che nulla sanno del disco. Un disco pionieristico costruito insieme a John Cale, Sterling Morrison, Maurine Tucker agli strumenti e la voce cavernosa della modella tedsca Nico. Le pietre miliari sono diverse: Heroin, il cui titolo non lascia dubbi sul tema della canzone, è lenta e petrante. Waiting for my man, più ritmata, descrive la vita del tossico in attesa dello spacciatore. Sunday Morning, cantata da Nico è forse l’unico brano “normale” che potrebbe passare per i circuiti mainstream. I temi trattati sono, oltre la droga l’ambiguità sessuale e tutto ciò che appartiene ai bassifondi e nessuno ha mai descritto in un testo di una canzone. Il disco non è un insieme di canzoni ma un tutt’uno. Da ascoltare preferibilmente di notte.



Il miglior disco da solista dell’artista è con tutta probabilità Transformer, uscito nel 1972. Il lavoro al contrario degli album con i Velvet, vende bene. Contiene brani diventati classici dell’artista: Walk on the wild side, diventata “I giardini di Kensington”, portata al successo da Patti Pravo , Vicious e soprattutto Perfect Day, riportata in auge anni dopo perché compresa nella colonna sonora del film di culto Trainspotting. La sua carriera prosegue poi tra alti e bassi fino all’ultimo disco, Lulu, cantato e suonato insieme alla band heavy metal, Metallica. Non è stato un successo. E i fan di Lou Reed e dei Metallica lo avevano previsto prima di sentire il primo brano