Marlene Kuntz, il nuovo esperimento: l'impossibile connubio fra scienza e arte

Marlene Kuntz in "La poesia della scienza"
di Andrea Andrei
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Venerdì 18 Ottobre 2013, 13:56 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 17:28
Un videoclip “al contrario”. Questo, in estrema sintesi, il nuovo esperimento dei Marlene Kuntz, fra le pi famose e rappresentative band del panorama rock italiano.

Abituato a esibirsi in spettacoli energici, con chitarre distorte ai limiti del “noise” e fiumi di sudore, stavolta il gruppo di Cristiano Godano, Luca Bergia e Riccardo Tesio si è cimentato in un progetto sperimentale, “La poesia della scienza”, nell'ambito del "RomaEuropa Festival", in cui ha fatto da colonna sonora ad alcuni video d'epoca di Jean Painlevé, regista-scienziato francese che fra gli anni Venti e gli anni Sessanta girò una serie di cortometraggi sul mondo subacqueo. Anche se le sue opere erano principalmente a scopo divulgativo, grazie alle sua frequentazione dell'ambiente surrealista francese, Painlevé riuscì in un compito apparentemente impossibile: coniugare arte e scienza, creando qualcosa di unico, dagli effetti stranianti, ipnotici e quasi onirici.



Ed è proprio lo stesso obiettivo che si sono posti i Marlene Kuntz, che ieri sera sono saliti sul palco del piccolo teatro romano Palladium (stasera si replica, alle 20.30) in un'atmosfera surreale, almeno per i loro standard: perfetto silenzio, luci soffuse, in sala solo il bagliore della proiezione. La band fa quello che faceva l'orchestra ai tempi del cinema muto: il sottofondo alle immagini, improvvisando e adattandosi a quello che accade sullo schermo.



Mentre dei granchi si muovono sui fondali marini la musica si fa spigolosa e incostante, e diventa ipnotica e quasi impalpabile mentre dei ricci di mare fluttuano nell'acqua. Poi segue la trasformazione dei liquidi in cristalli, le note stesse esplodono, scivolano e infine diventano solide, potenti, splendenti. Un percorso che termina con il violento romanticismo degli ippocampi che si riproducono, dalle fasi del corteggiamento fino alla nascita di una nuova vita.



Lo show dura un'ora, ma è un viaggio intenso che non lascia delusi, anche perché viene coronato da una suggestiva versione di “Bellezza”, che esplicita il tutto: come recita il testo, «Noi cerchiamo la bellezza ovunque». Non c'è dubbio che nei video di Painlevé, i Marlene l'abbiano trovata.



L'attitudine all'improvvisazione, e si vede, fa parte del bagaglio della band. «È un qualcosa che già spesso facciamo durante i nostri concerti», dice Godano a Il Messaggero.it, «quando magari allunghiamo una canzone per diversi minuti». Ciò che si coglie in effetti da questo spettacolo è quanto i membri del gruppo siano perfettamente in sintonia fra loro, dimostrando i vent'anni di carriera che li uniscono.



«I Marlene hanno diverse anime: una più noise, un'altra più sperimentale», specifica Godano. Insomma, i fan di vecchia data stiano tranquilli e non si lascino spaventare: i Marlene Kuntz restano quelli di sempre, quelli di “Festa mesta” e di “Nuotando nell'aria”. Ma sono anche una band alternativa, e quest'ultimo aggettivo, nel loro caso, è ben più che un modo di dire. Chiamatelo eclettismo, chiamatela sperimentazione. Oppure, semplicemente, Marlene Kuntz.
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