Patrick Modiano
il taccuino del passato

Lo scrittore Premio Nobel Patrick Modiano
di Leonardo Jattarelli
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Sabato 6 Giugno 2015, 15:24
Un vecchio scrittore solitario in una Parigi irriconoscibile, quasi fuori dal tempo, chiuso nel suo studio “insonorizzato”, un muro eretto davanti ai rumori della vita.

Ma basta un niente «come una puntura d’insetto che all’inizio ti sembra molto lieve, o perlomeno è quello che ti ripeti sottovoce per rassicurarti» ed ecco che tutto riprende a soffiare vita. Una vita al passato. Un telefono che squilla, una voce anonima, ambigua dall’altra parte del filo: avverte il vecchio scrittore di aver ritrovato un suo taccuino perduto nel vagone di un treno. Quello che lo aveva condotto in Costa Azzurra...

Memoria

La circolarità della memoria che struttura l’intera opera del premio Nobel 2014 Patrick Modiano diventa nel suo nuovo romanzo “Perché tu non ti perda nel quartiere”, l’essenza stessa della scrittura, la sua ragione di vita.

E per la prima volta, scopertamente, le fascinazioni dei luoghi, degli innumerevoli personaggi, delle labirintiche strade, dei ricordi affastellati, sono pezzi di memoria dell’autore di “Nel caffè della gioventù perduta”, “Via delle Botteghe Oscure”. Una memoria involontaria, che l’anziano protagonista Jean Daragane, alter ego di Modiano, vuole ricacciare dentro di sé ma allo stesso tempo non vede l’ora di riportare alla luce per liberarsene definitivamente. Si rafforza in quest’ultima opera, quell’eterno ritorno che fa incontrare allo scrittore di Boulogne-Billancourt i suoi fantasmi di sempre, quell’umanità sguinzagliata dalla Storia che si affanna per trovarsi, ogni giorno.

Paura

Daragane all’inizio non vuole saperne di incontrare l’uomo del taccuino, poi è sufficiente che quest’ultimo faccia riaffiorare nomi segnati a matita ed ecco per lo scrittore l’inizio di un cammino a ritroso nebuloso, che incute la dolce paura del disvelamento, del “ritrovarsi” bambino osservando una foto che lo rimanda ad un evento accaduto sessant’anni prima, l’omicidio di una donna, un giallo mai risolto. «Se fosse in grado di ricordare tutti i suoi sogni, oggi potrebbe contare centinaia e centinaia di valige perdute» scrive Modiano del suo Daragane. E ancora: «Per lui, all’improvviso, gli anni e le stagioni si confondevano» così come oggi per il premio Nobel che con “Perché tu non ti perda nel quartiere” vuole disperatamente fare i conti con l’infanzia. La sua terribile infanzia senza radici, sballottato continuamente da una parte all’altra di Parigi tra le braccia di gente anonima. Lui, figlio di un ebreo francese vittima del nazismo e di un’attrice belga, Louisa Colpijn che torna nel romanzo nelle vesti di Annie, l’unica donna che lo ha tenuto per mano cercando di non farlo perdere nel quartiere e nella vita. Il libro della vecchiaia arriva per Modiano quando meno se lo aspettava; quando fresco di Nobel per la Letteratura pensava di non riuscire più a scrivere. Ma come fa dire al suo Daragane «nei periodi di cataclisma o di sconforto, non ci sono altre risorse se non cercare un punto fermo per mantenere l’equilibrio e non cadere fuori bordo». Dunque, ancora una volta, la scrittura come scialuppa di salvataggio.

Eccolo il testamento letterario di Modiano che incide in questo romanzo non solo la sua intera vita, i suoi ricordi, le angosce e le ripartenze di una vita ma anche una sorta di manuale di scrittura perfetto, inattaccabile e inimitabile: un dedalo di “incisi” che trovano sempre la strada per tornare al proprio quartiere.
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