Aldo Cazzullo presenta il nuovo libro: «Le mie interviste "maledette" a 70 italiani che resteranno»

Aldo Cazzullo presenta il nuovo libro: «Le mie interviste "maledette" a 70 italiani che resteranno»
di Sabrina Quartieri
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Lunedì 27 Marzo 2017, 23:49 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 14:49

Da Pippo Baudo a Ennio Morricone, da Claudio Baglioni a Walter Veltroni, da Cesare Romiti al cardinale Camillo Ruini. Al Piccolo Eliseo di Roma, oggi pomeriggio, la prima fila era occupata da veri “big” dell’Italia degli ultimi trent’anni, intervenuti per la presentazione de “L’intervista”, l’ultimo lavoro di Aldo Cazzullo edito da Mondadori. In veste di spettatori solo per stavolta, perché nel libro sono i protagonisti, insieme a tanti altri, di quella che è un’istantanea "su carta" della storia del nostro Paese e della Capitale. A dialogare con l’autore al teatro di via Nazionale, c’era il giornalista e scrittore Marcello Sorgi, direttore di Cazzullo quando lavorava nella redazione de La Stampa. Entrando subito nel merito della raccolta, l'ex capo del giornalista scrittore ha ricordato due clamorose interviste portate a casa da chi ha sempre mostrato tenacia e pazienza da vendere: la prima, la più eclatante, a Edgardo Sogno sul golpe bianco; l’altra, la più malinconica, a Bettino Craxi, al tempo in Tunisia e già in fase declinante. 
 



«Sono molto affezionato a Aldo - ha raccontato Sorgi a Annalisa Bruchi, coordinatrice della presentazione - e concordo con lui sul fatto che l’intervista sia “un genere maledetto”, perché a differenza degli altri articoli, nasce da un negoziato con l’interlocutore, non sempre facile». A lui fa eco lo stesso autore, con la sua esperienza: «Ogni volta c’è un momento di frizione, la classica domanda scomoda. Quando ho dovuto incontrare Vasco Rossi, ad esempio, che mi aveva sempre dato buca in precedenza, prima di cominciare a porgli dei quesiti, ho avvertito un po’ di timore. Poi invece ne è venuta fuori una chiacchierata molto bella, mi ha parlato della lotta contro la droga, del carcere e dei suoi figli». E, infatti, nonostante siano state tutte sudate, di interviste Cazzullo ne ha portate a casa davvero tante. Questo perché, a detta di tutte le sue "vittime" presenti al Piccolo Eliseo, la dote unica di questo giornalista è di riuscire a tirare fuori anche le cose che i suoi interlocutori non vorrebbero raccontare. Lo ammette davanti alla platea Walter Veltroni, glissando invece sulla questione “scissione” che gli viene chiesta: «Quando Aldo ti intervista, parli liberamente, perché sai di avere di fronte una persona onesta, che scriverà ciò che hai detto. Con lui non c'è spazio a interpretazioni, non si corre questo rischio». 
 
 


Così, pagina dopo pagina, l’autore è riuscito a comporre un affresco dell’Italia e di Roma attraverso piccole grandi confessioni di chi è destinato a restare nella memoria. Ma oggi, al Piccolo Eliseo, di fronte a un pubblico di lettori, giornalisti e politici, come Marco Follini, Pierluigi Battista, Pietrangelo Buttafuoco, Alberto Michelini, Ernesto Menicucci, l’attrice Chiara Francini e Luca Barbareschi, direttore artistico dell’Eliseo, sono stati gli stessi protagonisti a svelare aneddoti e curiosità che li riguardano e che sono presenti nel libro. Come Claudio Baglioni, che ha condiviso con la platea un momento insolito della sua esistenza, quando un sabato pomeriggio si mise a suonare davanti al Pantheon con Francesco De Gregori e nessuno li notò tranne un giapponese che diede loro una monetina in offerta. O Pippo Baudo, che ha ricordato quando insieme a Renzo Arbore andò da padre Pio e fu trattato malamente, per aver confessato di essere lì per pura curiosità.



Ma nel libro c’è anche tanta Roma: una città centrale in diversi capitoli, dalle pagine su Jovanotti che giocava a piazza San Pietro, a quelle su Alessandro Gassman, che rivendica il rapporto con la Capitale.
Immancabile, l’intervista a Morricone, il “Maestro”, che quando sentì la bomba di via Rasella, andò a casa e aspettò l’arrivo degli americani: «Ricordo che all’epoca io suonavo la tromba per loro e in cambio ricevevo cibo», ha sussurrato il compositore rivolgendosi alla platea. Sull'opera, l'unico rammarico dell'autore è di aver dedicato poco spazio alle donne: «I miei protagonisti li ho messi in ordine di età, partendo dalla più giovane, Bebe Vio, da poco ventenne e campionessa a Rio con le sue gambe e braccia nuove, e finendo con Rita Levi Montalcini, che ho intervistato il giorno prima che compisse cento anni. Se tra vent'anni dovessi scrivere un’altra raccolta, sono sicuro che di donne ce ne sarabbero di più». 

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