Paolo Nori, il caso alla Bicocca per il corso su Dostoevskvij: «Il problema non sono le lezioni, ma la russofobia»

Com'è nato il caso del narratore e traduttore parmigiano che ha detto che anche uno scrittore russo morto fa paura

Lo scrittore Paolo Nori
di Simona Antonucci
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Mercoledì 2 Marzo 2022, 18:04

«Ancora non so se ci vado oppure no. Ci devo pensare. Non è che mi chiamano e io corro. Non so se voglio andare in un’Università che ha immaginato che Dostoevskvij sia qualcuno che genera tensione. Ci penso e poi rispondo con calma. Ho altro da fare adesso». È la reazione sconcertata dello scrittore Paolo Nori che ha visto nel giro di poche ore prima cancellato il suo corso su Dostoevskij all’Università Bicocca di Milano, poi ripristinato dopo le proteste scoppiate sui social. «Non hanno ritirato subito la cancellazione. Stamattina alle 8 la rettrice mi ha scritto invitandomi a prendere un caffè da lei martedì prossimo e non ha detto che le dispiaceva questa cosa, che ritirava. Lo ha fatto dopo alle 10.30 quando ormai la cosa era esplosa», aggiunge amareggiato Nori, che con “Sanguina ancora” (Mondadori), dedicato all’incredibile vita di Fedor M. Dostoevskij è stato nella cinquina del Premio Campiello 2021. L'Università Bicocca fa comunque sapere tramite il profilo twitter dell'ateneo che il corso di Paolo Nori «si terrà nei giorni stabiliti e tratterà i contenuti già concordati con lo scrittore».

Qui la diretta su Instagram dello scrittore

Sanguina ancora

Il libro di Neri (sottotitolo “L’incredibile vita di Fëdor Mihajlovic Dostoevskij”) è in vendita in Italia, e tra non molto lo sarà in Francia.

Si tratta di una biografia sotto forma di romanzo per precisare che quella dello scrittore russo è, in realtà, un’incredibile vita. Nori lo tratteggia così: “laureato in ingegneria, aveva cominciato come traduttore dal francese e aveva scritto “Povera gente” prima di ritrovarsi davanti a un plotone di esecuzione, per poi vedere all’ultimo momento la condanna a morte tramutata in quella ai lavori forzati in Siberia”. Ma alla storia di Dostoevskij e a quella dei suoi capolavori, Nori alterna squarci della propria storia di lettore e di uomo perché “siamo fatti di quello che leggiamo”.

Hanif Kureishi

Tra i primi intellettuali a intervenire sul caso Bicocca, lo scrittore Hanif Kureishi: «Sappiamo tutti benissimo che scrittori come Gogol, Tolstoj, Cechov, Dostoevskij sono alcuni tra i pilastri della letteratura occidentale, i loro scritti ci hanno indirizzato al pensiero e alla libertà. In particolare nei libri di Dostoevskij trovi molti ragionamenti sul rapporto tra la Russia e l’Occidente, perciò è importante studiarlo rispetto a questo tema. Le domande su che Paese sia davvero la Russia sono predominanti nel lavoro di Dostoevskij», spiega commentando quanto accaduto a Nori. Dopo la pandemia e questa terribile guerra «abbiamo capito che dobbiamo avere anche altri valori che sono più specificatamente culturali. Ad esempio la libertà di parola, che è uno dei più grandi punti d’arrivo della civiltà, che è completamente proibita in Russia» conclude Kureishi.

Maria Cristina Messa

Decise le parole del ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa che questa mattina ha contattato lo scrittore Nori e la rettrice dell’università Giovanna Iannantuoni, per avere chiarimenti: «È un bene che l’università Milano-Bicocca abbia rivisto la propria decisione sulla cancellazione delle lezioni di Paolo Nori. Dostoevskij è patrimonio dal valore inestimabile e la cultura resta libero terreno di scambio e arricchimento».

Messina, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri

Anche dal mondo politico pareri positivi sul ripristino del corso alla Bicocca. «Sono lieta che l’Università sia tornata sui suoi passi e condivido il commento di Paolo Nori alla triste vicenda: di Dostoeskij bisognerebbe parlarne di più, non di meno, in questi giorni e non solo. È necessario distinguere la Russia, il suo popolo e la sua cultura dalle azioni di Putin», dice la senatrice Assuntela Messina, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Siamo sollevati», commentano le deputate e i deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura «perché un’iniziativa del genere sarebbe stata tanto grave quanto irragionevole: studiare la storia, la cultura e la letteratura russa non equivale a prendere posizione nei confronti delle recenti decisioni dell’attuale leader russo». Alza la voce anche Forza Italia: «È un bene che la Bicocca abbia rivisto la sua decisione. L’Università è il luogo della cultura e della conoscenza del patrimonio dell’intelligenza umana. Mortificarlo non è mai una buona idea», scrive su Twitter il sottosegretario di Stato ai Rapporti con il Parlamento Deborah Bergamini.

Traduttore, blogger e scrittore

Nori — classe 1963, traduttore e blogger, scrittore raffinato, autore di una cinquantina di romanzi — è docente al Dipartimento di studi umanistici della Iulm, insegna Traduzione editoriale della saggistica russa. In questo caso era stato chiamato dalla Bicocca per un mini-corso su Fëdor Michajlovič Dostoevskij. Il suo amore per lo scrittore russo comincia con Delitto e castigo, un romanzo che legge da ragazzo: è una iniziazione, per lui, e, al contempo, un’avventura. La scoperta è a suo modo violenta: quel romanzo, pubblicato centododici anni prima, a tremila chilometri di distanza, apre una ferita che non smette di sanguinare.

Il romanzo-biografia

«Sanguino ancora. Perché?», si chiede quindi Nori nel suo libro, un romanzo che racconta di un uomo che non ha mai smesso di trovarsi tanto spaesato quanto spietatamente esposto al suo tempo. Il libro prende il nome proprio da quella ferita che Sanguina ancora: una sincera dichiarazione d’amore e fedeltà all’autore che più lo ha segnato irreversibilmente. Tra le pagine del saggio, lo scrittore russo torna tra momenti curiosi e sensazionali che hanno reso la sua esistenza. Ma Nori non si limita a raccontare la storia di Dostoevskij, un uomo «goffo, calvo, un po’ gobbo, disperato, confuso, contraddittorio, che riesce a morire nel momento del suo più grande successo, così simile a noi». Ma propone un dialogo tra la sua vita e quella dell’autore. Restituendo la figura di un uomo rivoluzionario e fragile, che, pagina dopo pagina, si rivela sempre più umano.

La russofobia

E la critica ha applaudito il testo spiegando che la fragilità che sta al centro della figura di Dostoevskij e della sua letteratura è la ragione per cui Sanguina ancora è un lavoro che colpisce. Se la letteratura è vita vera, la letteratura di Dostoevskij nel libro di Nori fa un passo in più. Ma al di là del corso universitario, «che è una cosa del tutto secondaria, alla fine questo incidente è positivo perché questa cosa piccola, ridicola ha portato alla luce un sentimento invece che mi fa paura, che può diventare pericoloso. La cosa importante adesso è il nostro atteggiamento nei confronti dei russi. Oggi essere russo è una colpa anche per delle persone che hanno studiato. E non solo essere russo ma anche esserlo stato, il fatto di non voler parlare di Dostoevskij perché provoca imbarazzo e tensione è una cosa stupefacente» ha sottolineato Nori. «E però questo sentimento esiste in Occidente e in Italia. Sentivo l’altro giorno che ci sono 27 mila russi che sono qui e non possono tornare in Russia perché non ci sono i voli, non gli funziona il bancomat e si vergognano di essere russi. E molti di questi forse non sono a favore della guerra. Cosa vogliamo fare di questa gente? Sarebbe il caso di aiutarli o no, visto che sono russi?» ha incalzato lo scrittore aggiungendo «Il problema non sono gli incontri su Dostoevskij ma la russofobia».

Un sentimento, secondo Nori, che ha colpito anche il maestro Valery Gergiev che non dirigerà più la Dama di picche di Cajkovskij alla Scala. «Io ribadisco oggi il mio amore per la Russia e le cose che succedono in Ucraina mi fanno orrore. È orribile, ma io conosco tanti russi che hanno vergogna di quello che sta succedendo. Non facciamola pagare a loro» conclude Nori.

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