L'università Bicocca di Milano ha sospeso il corso di Paolo Nori sullo scrittore russo Fëdor Michajlovič Dostoevskij, salvo poi fare marcia indietro dopo la pioggia di polemiche. È un altro degli effetti della guerra in Ucraina. A svelarlo è stato lo stesso scrittore, con un video pubblicato su Instagram, nel quale ha parlato con voce rotta dalla commozione: «Sono arrivato a casa e ho aperto il pc e ho visto una mail che arrivava dalla Bicocca. Diceva “Caro professore, stamattina il prorettore alla didattica mi ha comunicato la decisione presa con la rettrice dì rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è quello di evitare ogni forma di polemica soprattutto interna in quanto momento di forte tensione”», le sue parole.
Questa mattina la rettifica della rettrice Iannantuoni: «Nessuna censura, il corso si terrà come previsto. C'è stato un malinteso in un momento di grande tensione. Dall'idea di questa università non c'è niente di più lontano dalla censura».
La Bicocca censura Dostoevskij, il caso
«Il corso sui romanzi dell’autore russo – aveva detto Nori – doveva cominciare il prossimo mercoledì un corso di quattro lezioni. Mi avevano invitato loro, si trattava di un’ora e mezza ciascuna, era gratuito e aperto a tutti.
«Non solo essere un russo vivente è una colpa oggi in Italia - continua lo scrittore -. Ma anche essere un russo morto, che quando era vivo nel 1849 è stato condannato a morte perché aveva letto una cosa proibita lo è. Che una università italiana proibisca una corso su un autore come Dostoevskij è una cosa che io non posso credere, quando ho letto questa mail non ci credevo».
La decisione della #Bicocca di cancellare il corso su #Dostoevskij fa pensare che non sappiamo più pensare. Decisione più pericolosa che ridicola
Solidarietà a chi ancora crede che la cultura faccia bene alle menti, anche e soprattutto in tempi di guerra#Ucrainarussia #ucraina— orietta moscatelli (@omoscatelli) March 2, 2022
Polemiche social
Tantissimi i messaggi di solidarietà a Nori arrivati da web. I “Sentinelli di Milano”, associazione che si occupa di diritti civili, ha scritto su un post che «la decisione della Bicocca è stupida e provinciale. Una cosa da Minculpop. Combattere Putin, comportandosi da Putin, squalifica senza appello questa decisione». Su Twitter un'utente scrive: «È chiaro che non l'hanno letto mai, sennò non l'avrebbero fatto». Un commento che gli vale più di 600 like in pochi minuti. «Dove è finita la cultura come fondamento di conoscenza, di tolleranza, come matrice di diritto e di diritti, di Democrazia, come fermento del libero pensiero e di libertà interiore, di rispetto, di consapevolezza? Cosa significa la parola Università?», si chiede qualcun altro. E la polemica continua. Le parole Dostoevskij, Bicocca e Nori sono in tendenza e promettono di restarci per buona parte della giornata.
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