Napoli, Caruso "ritorna" in 4D: apre il museo hi-tech a Palazzo Reale. Viaggio tra cimeli e incisioni

La Sala Dorica inaugura il 20 luglio nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita del grande tenore napoletano

Napoli, Caruso "ritorna" in 4D: apre il museo hi-tech a Palazzo Reale. Viaggio tra cimeli e incisioni
di Laura Larcan
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Sabato 18 Febbraio 2023, 12:34

«Se questo napoletano continua a cantare così, farà parlare di sé il mondo intero». Arturo Toscanini impressiona queste parole nella storia. Si racconta che alla fine dell' Elisir d'Amore portato in scena alla Scala di Milano, poco prima che si alzasse il sipario, il maestro abbracciò Enrico Carus o, il tenore “napoletano” che aveva incantato il teatro. Il pubblico aveva chiesto a quel talento del bel canto di ripetere per ben tre volte la celebre romanza “Una furtiva lagrima”. Caruso era già una leggenda in quella stagione fin de siécle. Gli serviva solo superare l'oceano. All'alba del Novecento, dal suo Golfo, come aveva predetto Toscanini, conquistava New York e il mondo. In appena 48 anni di vita. La “voce” portentosa era il suo asso nella manica.

Caruso "ritorna" in 4D: apre il museo hi-tech a Palazzo Reale. Viaggio tra cimeli e incisioni

Sono 150 anni dalla nascita e il tenore torna nella sua Napoli, città che in vita, in fondo, non gli ha dato la risposta che sognava. I festeggiamenti, infatti, culmineranno con l’inaugurazione il 20 luglio del nuovo Museo nazionale Caruso a Palazzo Reale diretto da Mario Epifani. Con un prologo d’eccezione, come l’evento in programma al San Carlo di Napoli per il 25 febbraio, giorno del suo compleanno, quando il Comune donerà alla collezione del museo i documenti originali dell’atto di nascita (nel 1873) e di morte dell’artista (il 2 agosto 1921).

«Caruso nacque napoletano, visse da napoletano e morì da napoletano. Non importa dove visse. New York l’ha reso una star, ma lui restò napoletano nell’animo e scelse di tornare a Napoli per morire», dice la musicologa Laura Valente, curatrice del Museo. Un progetto che viene da lontano, in staffetta col precedente inquilino del Collegio Romano, Dario Franceschini, che ne dava notizia l’estate scorsa a margine del summit dei 30 ministri del Mediterraneo proprio a Palazzo Reale. Ora con Gennaro Sangiuliano l’accelerata.

E con un pizzico di orgoglio in più. «Napoletano anche io - dice il ministro della Cultura - tra l’altro del centro storico, non lontano da Vico San Giovaniello ad Ottocalli dove era residente Caruso».

Cornice speciale è la Sala Dorica, cuore storico del Palazzo Reale che un tempo accoglieva con i suoi cinquecento metri quadrati il deposito delle carrozze. Il progetto ha puntato ad una ristrutturazione degli spazi, adeguati alla nuova valorizzazione: «Il museo non è stato concepito in modo statico con vetrine tradizionali davanti alle quali il pubblico passa e si ferma - racconta il direttore generale dei Musei Massimo Osanna - Ma sarà un museo vivo e dinamico, tecnologicamente avanzato, un luogo di eventi continui. Ci saranno, certo, gli oggetti personali che serbano memoria pubblica e intima del personaggio. Ma anche le postazioni multimediali che aiutano a scoprire il patrimonio immateriale della musica di Caruso».

Strategica la collaborazione con partner carusiani, come gli archivi Ricordi e Puccini, del San Carlo, la Scala, il Metropolitan di New York, la Cineteca di Bologna, e Fondazioni private. Donatore speciale è il Fondo di Luciano Pituello, collezionista e storico che ha dedicato una vita (ora ha 93 anni) a raccogliere documenti in memoria del tenore con cui ha animato il Museo del Centro studi carusiani di Milano, in parte donato al Museo Caruso di Villa Bellosguardo nel Comune toscano di Lastra a Signa, che fu residenza italiana di Caruso. E il suo contributo sarà il fiore all’occhiello del museo napoletano con costumi, dischi, fotografie e disegni tratteggiati dal cantante, che era anche pungente caricaturista, fino ai grammofoni d’epoca (da ricordare che Caruso fu il primo a credere nell’importanza del nuovo mezzo e ad incidere interpretazioni liriche e canzoni napoletane, che lo consacrarono primo autentico divo dei Due Mondi), per un valore stimato intorno ad un milione di euro.

«Il più raro cimelio di Caruso in mostra è la sua voce che esplode dal grammofono, in un’incisione del 1919 - indica Laura Valente - Ma il pubblico potrà vedere i suoi costume di scena, come quello di Canio dai Pagliacci di Leoncavallo, e le partiture con le sue annotazioni autografe, gli acquerelli, le incisioni in napoletano. Più undici piattaforme multimediali per animare l’esperienza in 4D della musica di Caruso». Caruso fu un personaggio a tutto tondo. «Fu il primo a capire e utilizzare le immense potenzialità dell’industria discografica - commenta Gennaro Sangiuliano - La popolarità globale della canzone napoletana è intimamente legata al suo nome. Il suo vissuto personale e il legame con Napoli hanno informato tutta la sua produzione creativa. Ciò nonostante, Caruso ha avuto un rapporto tormentato con la propria città», che ora questo museo ha l’occasione di risanare.

E il ministro ha lanciato anche l'appello al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi: «Potrebbe essere una bella idea intitolare l'aeroporto di Napoli a Caruso, visto che da lì transitano tante persone in arrivo dagli Stati Uniti». Intanto per il gala del 25 febbraio arrivano il sindaco di New York e il direttore della Metropolitan Opera House.

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