Hungry Hearts, quando il campo di battaglia è il corpo di tuo figlio

Hungry Hearts, quando il campo di battaglia è il corpo di tuo figlio
di Fabio Ferzetti
2 Minuti di Lettura
Venerdì 16 Gennaio 2015, 17:24 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 19:38
Saverio Costanzo va in America Non con una grande produzione come fece a suo tempo il Paolo Sorrentino di This Must Be the Place, ma con un piccolo film indipendente, Hungry Hearts, ispirato a un romanzo di Marco Franzoso (Il bambino indaco, Einaudi) e interpretato da due attori straordinari, Alba Rohrwacher e Adam Driver, entrambi premiati con la coppa Volpi a Venezia



Lei è un'italiana che vive a New York, lui un ingegnere americano. Le scene d'apertura, col colpo di fulmine che scatta nell'ambiente meno indicato che si possa immaginare, sono memorabili. Mai visto scene d'amore così intense e credibili in un film italiano di questi anni (amore, non sesso).



Questione di spazi, e di tempi. Costanzo sa rendere tutta la meraviglia, l'intimità, la precipitazione dell'incontro, senza un fotogramma di troppo. Il resto non è da meno. Regia nervosa, uso sapiente del fuori campo, primi e primissimi piani incalzanti ma mai banali (si sente la lezione della serie tv In Treatment, che già scavava nel terreno oscuro della relazione tra analista e paziente), una colonna sonora mai invadente di Nicola Piovani.



Nel giro di poche scene i due si inamorano, vanno a vivere insieme, si sposano, hanno un bambino. Presto però questa storia di sentimenti, così toccante, sterza verso il thriller e non torna più indietro. Un “thriller coniugale” fatto a sua volta di sentimenti forti, non di immagini forti (quelle le lasciamo ai registi mediocri). E tutto giocato intorno a un quesito decisivo: quella madre così ossessionata dalla “purezza” del figlio da non farlo quasi mangiare, è semplicemente folle o quell'odio per la scienza ha le sue (misteriose) ragioni?



Da uno spunto simile altri avrebbero tratto effetti e effettacci. Costanzo crea una tensione insostenibile dando informazioni col contagocce sui personaggi (la madre così presente di lui, il padre assente di lei, le loro culture così lontane). Per giocare sull'ambivalenza delle emozioni. Il padre, infatti, vuole salvare a tutti i costi il figlio, ma anche la moglie amatissima. Tanto più che la “follia” della madre non è poi così lontana, se non per le proporzioni che assume, da comportamenti salutisti oggi molto diffusi...



Della Rohrwacher abbiamo sempre detto tutto il bene possibile. Adam Driver, uno di quei “brutti” che bucano lo schermo, notato in Tracks e A proposito di Davis, presto nel nuovo Guerre Stellari e nel prossimo film di Scorsese, conferma tutto il suo talento. Come Costanzo, che sa cogliere come pochi il potenziale narrativo nascosto in ogni patologia. Anche, e forse soprattutto, quando non ha ancora un nome.
© RIPRODUZIONE RISERVATA