Da hashtag sui social a libro: ecco "Senza giri di boa"

Il movimento è volto a raccontare le storie delle troppe donne che voce non hanno

Da hashtag sui social a libro: ecco "Senza giri di boa"
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Martedì 11 Ottobre 2022, 10:57

“In punta di legge, non si può licenziare una donna perché incinta o demansionarla quando diventa madre, o negarle il diritto al congedo di maternità genitoriale. Eppure, la maternità continua a essere un handicap per le donne che hanno un’occupazione.”Una verità nuda e cruda, ben descritta nella prefazione di Chiara Saraceno per introdurre le storie di “Senza giri di boa”, dal 7 ottobre in libreria.

Ma facciamo un passo indietro.

A maggio di quest’anno, la stilista e imprenditrice Elisabetta Franchi, durante un convegno organizzato da Il Foglio e Pwc Italia dal titolo “Donne e moda: il barometro 2022”, ha dichiarato davanti alla ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti: “Io oggi le donne le ho messe perché sono 'anta', questo va detto: comunque ancora ragazze, ma cresciute. Se dovevano sposarsi lo hanno già fatto, se dovevano avere figli, li hanno già fatti, se dovevano separarsi, hanno fatto anche quello…per cui io le prendo che hanno fatto tutti e quattro i giri di boa. Sono lì belle tranquille che lavorano con me affianco h24, questo è importante (…)”

Dichiarazioni che non hanno lasciato indifferente un gruppo ristretto di giornaliste che, in risposta alle dichiarazioni della Franchi, hanno lanciato la campagna social #senzagiridiboa per abbattere gli stereotipi superati dalla Carta Costituzionale più di 50 anni fa ma nella pratica ancora molto presenti. Ciascuna di loro ha deciso di mettere la propria faccia per rivendicare il diritto di essere mamma e lavoratrice, di non essere madre ma padrona del proprio tempo e soprattutto di rifiutare il modello h24, in quanto disumano, oltre che poco produttivo e gratificante. Da cinque che erano, le giornaliste sono diventate - in una manciata di ore - venti e hanno deciso di dare seguito alla protesta nella modalità a loro più congeniale: ossia raccogliendo le tante testimonianze arrivate da tutta Italia sui loro canali social.

Così prende vita Senza Giri di Boa, un vero e proprio movimento volto a raccontare le storie delle troppe donne che voce non hanno.

Del resto, i numeri parlano chiaro. Secondo l’ultimo rapporto Istat, la quota dei cosiddetti “lavoratori non-standard” (ossia a tempo determinato, di collaborazione o part time involontario) raggiunge il 47,2 per cento tra le donne giovani (rispetto al 34,4 per cento dei coetanei uomini). E la storia non cambia quando si parla di libere professioniste e freelance. In questo Paese la disparità di genere continua a rappresentare un problema.

Basti pensare che la media italiana di occupazione femminile è inferiore di 13,4 punti rispetto a quella Ue. A parità di competenze e ruoli, le donne poi guadagnano il 18% in meno dei colleghi maschi. E solo una donna su 5 ricopre un ruolo dirigenziale.

Snocciolare i numeri, tuttavia, può risultare noioso e allora meglio raccontare questa triste fotografia attraverso le storie, quelle vere, quelle reali.

“Abbiamo aperto una casella di posta (senzagiridiboa@gmail.com) propedeutica alla creazione dei canali social e, senza che ce lo aspettassimo, sono arrivate moltissime testimonianze. Da qui l’idea di raccoglierle in un libro “Senza Giri di Boa” in cui raccontiamo l’ordinaria resistenza sul lavoro e come si può cambiare tutto” – spiegano le autrici.

In Italia le donne che in silenzio combattono ogni giorno per il diritto al lavoro, alla maternità e al tempo libero sono tantissime. “Il nostro è un Paese profondamente maschilista, un maschilismo che può essere sfacciato ma anche molto subdolo”, come racconta in questo libro la cantautrice Floriana Cangiano:

“Quello che ho, l’ho strappato con le unghie e con i denti. La discriminazione è qui: nel come fare, in quanta fatica usare e in quanti pregiudizi scardinare”.

Un preconcetto diffuso in ogni ambito lavorativo: da quello scientifico, a quello culturale, e senza distinzione tra nord e sud. Non solo, una delle questioni più urgenti resta la tutela di una donna lavoratrice che rimane incinta.

Un libro dove le storie scorrono veloci, gettando la luce su uno spaccato che sorprende ma che è la normalità. Donne che per la logica del lavoro h24 hanno messo a rischio la propria salute, o chi per motivi di salute è stata messa da parte. Ma anche chi per lavorare, rincorrendo un ruolo di prestigio, ha rinunciato a una famiglia, con o senza figli. Scelte spesso condizionate da uno stato sociale assente. “

“C’è sempre una goccia che fa traboccare il vaso. C’è sempre un limite, un ‘Il Re è nudo!’ che fa saltare dalla sedia e decidere ‘Adesso Basta!’”

Ecco, questa volta il limite sono state le parole di una donna, Elisabetta Franchi, che si è fatta solo portavoce di una verità taciuta. Senza Giri di Boa è grato alla Franchi per aver sollevato un problema che deve essere risolto e arginato. Forse 20 giornaliste non possono cambiare il mondo ma chissà che 20 giornaliste e tante donne comuni non ci riescano.

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