Roma, Top girls di Caryl Churchill al teatro Vascello: cosa succede se vanno a cena insieme una manager, una concubina e una papessa

Mercoledì 21 Febbraio 2024, 13:19 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 09:38

Il modello femminile pushy and bossy

La demolizione del mito della donna multitasking, prima, e della solidarietà femminile, poi. Queste sono già due chiavi per interpretare il testo di Churchill e per addentrarsi nella storia vera e propria di Marlene, pushy and bossy in tacchi, cravatta e whisky in mano, che si snoda tra i colloqui di lavori in ufficio e i flashback con la sorella sciatta che non fa la skincare (i costumi di Daniela Ciancio con lei raggiungono il massimo), più povera e meno emancipata, rimasta a vivere in campagna con Angie, un'adolescente che ha capito che l'ottimismo può passare dalle effettive possibilità che si hanno, motivo per cui adora la zia Marlene, la sua scrivania, i suoi jet per andare in America, i suoi vestiti, la sua capacità di mandare a quel paese la moglie del collega beffato che pensava di avere un diritto naturale al comando. È ancora la Natura, o quel che intendiamo con essa, a provocare i corto circuiti più interessanti. «Un uomo si aspetta che sua moglie si comporti bene, è naturale», dice John Howard in "Scandalo a Filadelfia" (1940). E Cary Grant, nei panni di un ex marito vaccinato, lo corregge: «Sì, che si comporti in modo naturale». Ottanta anni dopo il meraviglioso film di Cukor con Katharine Hepburn, Monica Nappo sente di mettere in guardia da una lettura turbo femminista che potrebbe snaturare Churchill: «Alla fine non si salva nessuno, perché il prezzo della propria libertà o emancipazione, è sempre a discapito di qualcun altro. Perché abbiamo associato la parola Madre a quella di Natura, ma non è detto che le due parole insieme abbiano sempre un senso».

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