Alessandro Baricco racconta la malattia da Fazio: «Ho passato l'estate in ospedale e pensavo “uscirò mai da tutto questo?”»

Lunedì 29 Gennaio 2024, 07:22 - Ultimo aggiornamento: 14:20

L'ultimo libro

Sull’ultimo libro Abel: «È successo che nella mia vita a un certo punto ho pensato che fosse arrivato il tempo per dedicarmi a tutta la parte di me che avevo messo a tacere per fare quello che volevo fare e cioè arrivare in cima al mondo scrivendo libri e facendo televisione. Sono cresciuto con quell’idea lì e diverse volte ho detto ‘stai fermo lì un attimo, ma arriverà il tuo momento’. È arrivato il suo momento. È coinciso anche con la mia decisione di mettermi nella situazione di non aver bisogno di scrivere romanzi per far vivere i miei figli, per far vivere me bene. Ho fatto altri mestieri, ho scelto altri mestieri, mi sono messo al sicuro, non c’era più nessuna necessità. Se non scrivevo più una riga nessuno moriva e non ho scritto più nulla per un certo periodo. Poi ho iniziato Abel, non pensando di pubblicarlo, perché scrivere è un rito pazzesco e mi mancava. È una cosa delle mani, del corpo, una musica, un ritmo, è quello che hai per dialogare con l’alto. L’ho detto una volta in modo bruciante in pubblico quando mi hanno chiesto cosa fosse per me scrivere: una preghiera. Fa ridere, mi rendo conto, ma potessi ricostruirla tutta la spiegherei. Però sì, è una forma di preghiera. Alla fine, sono arrivato alla conclusione che scrivere libri per te stesso è come quelli che giocano con la palla contro il muro: c’è un tratto di tristezza che non puoi fare niente per togliere. Stavo bene ma avevo questo tratto di tristezza e tutte le volte che i miei figli o Gloria, mia moglie che è una cosa bellissima della mia vita di cui vado molto fiero, mi diceva ‘fallo, fallo!’ e allora eccolo qua. Adesso sono legato perché in questo libro c’è l’uomo che io non sono mai riuscito ad essere per molti anni - perché mi fregava troppo di tutto il resto - e che sono riuscito finalmente ad essere. Questo libro è dedicato a lui. Tutti i nostri libri sono dedicati a noi stessi, tutti i libri degli scrittori contengono gli scrittori, non illudetevi, non ci sono che libri autobiografici. È fantastico che i libri sono talmente autobiografici che talvolta scrivi cose che non ti sono ancora successe e che ti succederanno»

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