Sapore di mare, Enrico Vanzina racconta quel pizzico di follia che ridà speranza

Durante le ferie diventiamo come vorremmo essere tutto l’anno: ci divertiamo, viaggiamo, ci innamoriamo, stringiamo amicizie che dureranno per sempre Perché, come diceva il mio amico Leo Benvenuti, «la vita sono venti estati utili»

Sapore di mare, Enrico Vanzina racconta quel pizzico di follia che ridà speranza
di Enrico Vanzina
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Giovedì 13 Luglio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:47

Si riaffaccia l’estate italiana e a renderla tale temo che si riaffaccerà anche il solito copione. Innanzittutto quello drammatico: siccità, incendi dolosi che devasteranno ettari di verde, anziani e cani abbandonati, file chilometriche sulle vie delle vacanze, tutti in ferie negli stessi giorni senza aver ancora imparato a diluire le assenze, nessuno che farà lavori essenziali nelle metropoli approfittando del poco traffico, sospensione della politica, uffici serrati, negozi sprangati, quel senso di vuoto che metterà spavento ed angoscia.

Poi, a fine estate, qualche torrente gonfio di pioggia fresca esonderà, provocando disastri. Simili a quelli degli anni precedenti. In questo Paese funziona così: le cose succedono e subito si dimenticano. Nessuno mette mai mano al futuro seguendo le lezioni del passato.

Il solito copione

Ma ci sarà anche il copione dell’estate amena: le abboffate di cozze, i cocomeri, i nomi scemi degli anticicloni, i barbecue, le partenze intelligenti per andare a fare vacanze sceme, i tormentoni estivi, i movimenti sexy nei villaggi ballati dai pupi, l’happy hour in spiaggia con i patetici applausi al sole che affonderà all’orizzonte, i tatuaggi da riportare in città come trofei di caccia, le cinquantenni con gli stivali che si sentiranno tanto veline e i loro mariti, un po’ Clooney all’amatriciana, alla guida di jeepponi.

E in questo tripudio dell’effimero cafonal, avremo i soliti psicopatici che trascorreranno le ferie ai bordi di una fontanella a lavare la macchina. Anche la stampa si prepara al suo solito, stantio, blitz estivo. Largo alle cronache fesse. Trionferanno i tronisti col Tenax, le attricette di Silicon Valley, i concorrenti dei finti reality. Tutto perfettamente in linea con questo Paese ignorante che ha promosso il gossip a merito. Siamo una nazione senza più santi, senza più navigatori, senza più eroi, ma dove chi mostra il sedere nell’isola dei mezzi famosi diventa un mito acclamato. Torna l’estate di sempre. Le girls di Tor Pagnotta bruciacchiate a scottadito, per sembrare garotas di Ipanema. I torpigna con lo slip tigrato. La tivù tutta in replica. E il solito Tg che ci mostrerà la febbre delle vacanze a Riccione. Come se fossimo negli Anni 60. Invece è il 2023. Ma c’è anche il lato bello delle vacanze estive.

Il bello della follia 

Perché l’estate è la stagione della follia. La scrittrice Patricia Briggs notava che in estate gli uomini dicono un sacco di cose che poi non hanno alcun significato in inverno. Verissimo. Spesso in estate ci fingiamo diversi da quelli che siamo, facciamo promesse che non verranno mantenute, insomma come si dice a Roma “ci allarghiamo”. Ma non per amore della bugia, lo facciamo perché è bello farlo, perché la vita in inverno è così dura, tra clima e lavoro, che una pausa di follia serve a respirare speranza. In estate siamo come vorremmo essere tutto l’anno. Questo concetto lo ha espresso in maniera perfetta Massimo Gramellini il quale, in un suo libro, ci racconta di quando da ragazzo prese una cotta formidabile. Fra fuochi e chitarre, in riva al mare e dentro un sacco a pelo. Perché tutti, dice Gramellini, una volta nella vita, hanno il diritto di credere che le canzoni dell’estate siano state scritte apposta per loro. Dell’estate ne ha scritto anche il sommo Ennio Flaiano: «Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla». Che belle parole. È proprio così, l’estate italiana possiede qualcosa di speciale che non ha solo a che vedere con il clima. L’estate è uno stato d’animo, una visione del mondo, una consolazione filosofica. In estate succedono le cose più importanti della nostra esistenza. Ci innamoriamo, conosciamo amici che ci accompagneranno in eterno, viaggiamo, scopriamo luoghi incantevoli, troviamo il tempo per il riposo e per la riflessione, non andiamo a scuola, facciamo progetti e soprattutto ci divertiamo. È la stagione di quella nostra spensierata giovinezza che ricorderemo in vecchiaia con il sorriso sulle labbra. Diceva, con una malinconica osservazione, il mio caro amico Leo Benvenuti, lo sceneggiatore di Fantozzi e di Amici Miei, che in fondo la vita «sono venti estati utili». Aveva ragione. Quelle venti estati della nostra giovinezza colorano di sole e di gioia, fino alla fine, i ricordi e i bilanci della nostra intera esistenza. Tra tutto questo, naturalmente, pensate alla salute. Creme solari e betacarotene per non bruciarsi al sole, magnesio e potassio per reintegrare i sali minerali quando si suda, vitamina C se fumate. Alla larga dalle bibite gelate, fanno blocco. Testa sempre bagnata o con berretto per evitare coccoloni. Spray antizanzara per non impazzire. E soprattutto, dormire, dormire, per ricaricare le batterie. Perché poi l’estate finisce e si ricomincia. Meglio riposati che insonni.

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