Dengue, è allerta. Federico Gobbi: «L'unica difesa è la prevenzione territoriale»

Il direttore del Dipartimento Malattie Infettive del Sacro Cuore di Negrar: «Bisogna evitare la proliferazione delle zanzare tigre. Test rapidi per scoprire il virus. Il vaccino? Solo per viaggiatori in Paesi dove il male è endemico»

campagna di disinfestazione della zanzara Aedes Aegypti a Ceilandia in Brasile
di Valentina Arcovio
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Giovedì 11 Aprile 2024, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 07:38

Monitorare e prevenire la proliferazione di zanzare tigre infette.

È solo così che possiamo impedire che la Dengue passi dall’essere un pericolo per alcuni viaggiatori internazionali a un virus a diffusione locale». Federico Gobbi, direttore del dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’IRCCS Sacro Cuore di Negrar (Verona), va dritto al punto dell’allerta Dengue. Nelle ultime settimane sono aumentate le segnalazioni di casi confermati e sospetti: da Genova a Brescia, da Busto Arsizio, in provincia di Varese, al Veneto. Si tratta di casi importati dall’estero, specialmente dal Sud America dove l’epidemia fa più paura, con oltre 2,5 milioni di casi in Brasile. Sono già tre le circolari del ministero della Salute che puntano ad alzare l’allerta sulla Dengue negli aeroporti, nei porti e anche nella medicina del territorio. Nel mirino c’è la zanzara tigre.


Professore Gobbi, possiamo chiarire subito quali sono le modalità di diffusione della Dengue?
«La trasmissione avviene principalmente attraverso la puntura di una zanzara infetta, in particolare della specie Aedes Aegypti, che oggi non è presente in Italia, ma anche dalla Aedes Albopictus, ovvero la zanzara tigre. Quando una persona viene punta da una zanzara infetta, il virus della Dengue invade il torrente circolatorio. In genere, la sua presenza può essere rilevata per 2-7 giorni. Ad oggi questo può succedere quando una persona viaggia nei Paesi in cui l’infezione è endemica. Ma se una persona infetta, rientrata in Italia dopo un viaggio, viene punta da un’altra zanzara, quest’ultima può trasmettere il virus ad altre persone che si ammalano pur non avendo mai lasciato il Paese».
Basterebbe dunque isolare i viaggiatori infetti, assicurandosi che non vengano punti da zanzare tigre qui in Italia?
«Sì, ma è più semplice a dirsi che a farsi. La Dengue è una malattia virale che può essere asintomatica o che può manifestarsi entro 5-6 giorni con sintomi aspecifici, come mal di testa, dolore dietro gli occhi, dolori muscolari e articolari, nausea, vomito e in alcuni casi eruzioni cutanee. Oggi probabilmente riusciamo a intercettare solo il 20% dei casi asintomatici. Questo significa che una persona infetta può uscire liberamente di casa senza avere alcuna consapevolezza di poter infettare una zanzara tigre che, a sua volta, può trasmettere il virus ad altre persone. I maggiori rischi si corrono durante la stagione calda, quando la diffusione delle zanzare tigre è più elevata».
Possiamo quindi fare ben poco per proteggerci?
«No, ci sono diverse misure di contenimento del rischio che sono molto efficaci. Come la bonifica degli aeroporti e dei porti, luoghi dove potrebbe arrivare la zanzara Aedes aegypti. Ma anche informando, sensibilizzando e responsabilizzando i viaggiatori stessi a proteggersi prima di partire o di riconoscere i primi segnali della malattia. Si possono avvisare e preparare i medici del territorio a considerare e valutare l’eventualità che un loro paziente sia infetto. Nel caso si intercetti una persona infetta si procede poi con la bonifica dell’area che circonda la sua abitazione, uccidendo le zanzare. Insomma, non siamo così sprovvisti di misure di mitigazione dei rischi».
Cosa invece possono fare i cittadini, individualmente, per proteggere sé stessi?
«Sostanzialmente evitando le punture di zanzara, più frequenti in estate. Questo può avvenire tramite l’utilizzo di repellenti ed evitando di stare all’aperto in alcune specifiche fasce orarie, cioè dal tardo pomeriggio al tramonto. È raccomandato inoltre eliminare i ristagni d’acqua, facendo attenzione ad esempio ai sottovasi delle piante, che possono diventare un habitat ideale per la deposizione delle uova e delle zanzare».
C’è la possibilità di ricorrere alla vaccinazione?
«Da poco è disponibile un vaccino, ma viene indicato per i viaggiatori in partenza verso zone dove la Dengue è endemica. Si tratta di un vaccino tetravalente vivo attenuato in grado di prevenire infezioni causate da uno qualsiasi dei quattro sierotipi del virus: è composto da due dosi da fare a distanza di 3 mesi l’una dall’altra».
Ci sono trattamenti specifici contro la Dengue?
«No. Abbiamo test antigenici rapidi che possono rilevare il virus, ma non un trattamento antivirale specifico. La gestione del paziente consiste principalmente nell’alleviare i sintomi. È consigliato assicurare un adeguato riposo, somministrare farmaci per abbassare la febbre e garantire buoni livelli di idratazione. In alcuni casi la malattia può evolvere verso una forma severa in cui si manifestano sintomi emorragici e in rari casi, 1 su 6mila, può essere letale».
È preoccupato per come può evolvere la situazione la prossima estate?
«Non credo ci sia da allarmarsi.

Ma non possiamo più ignorare il fatto che oggi c’è la necessità, ma anche la possibilità, di prepararsi e prevenire la diffusione di malattie prima considerate tropicali. Oggi è più corretto di parlare di salute globale».

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