Ipocondria, sintomi reali per malati immaginari

La paura per le proprie condizioni di salute diventa un chiodo fisso, al centro di pensieri e conversazioni, creando anche problemi relazionali. Chi ne soffre, non crede alle rassicurazioni dei medici e a volte li evita

Ipocondria, sintomi reali per malati immaginari
di Maria Rita Montebelli
4 Minuti di Lettura
Giovedì 11 Aprile 2024, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 07:33

L'ansia può farsi strada in tanti modi ed è importante riconoscerne tutte le sfumature, anche quando si traveste da disturbo organico, cioè fisico, incarnandosi in quella condizione definita in modo colloquiale “ipocondria”.


L’ipocondriaco è una persona che crede di essere malata o sul punto costante di ammalarsi e questo pensiero fisso ne condiziona tutta l’esistenza. 
La sua è una forma particolare di ansia che si nutre di sensazioni corporee, vere o presunte, distorte nell’interpretazione del loro significato. Le giornate sono dominate dalla paura di avere una grave malattia, che i medici non sono però in grado di diagnosticare. E se preoccuparsi per la propria salute è del tutto normale, per l’ipocondriaco questo diventa un pensiero dominante e pervadente. E manifestazioni del tutto fisiologiche, dal battito cardiaco un po’ accelerato, alle vene delle mani gonfie, possono essere lette come segnale d’allarme di una malattia. Un torcicollo è spia di una meningite, un banale mal di testa di un tumore del cervello. 
Il pensiero è sempre lì, completamente polarizzato dalla preoccupazione di ammalarsi e questo genera uno stress tale da ostacolare il normale funzionamento nella vita quotidiana. Una vita passata a scrutare il proprio corpo, cercando di cogliere dei segnali rivelatori di una malattia, che in genere si presume molto grave. Chi è affetto da questa condizione si reca spesso dal medico e da vari specialisti, ma non accetta le loro rassicurazioni e neppure i consigli. Si imbarca, invece, in una serie infinita di esami auto-prescritti (con notevole aggravio economico) o passa ore su Google per cercare di dare un nome ai propri sintomi. Veri o presunti.


IN CASA


La sua conversazione, in casa, sul lavoro o con gli amici verte sempre su argomenti inerenti alla malattia. Fino a causargli problemi relazionali, questa volta reali. Ma c’è anche un’altra tipologia di ipocondriaco, quello talmente spaventato dalla certezza di soffrire di qualche grave malattia, da adottare comportamenti di evitamento; mettono dunque la testa sotto la sabbia, si tengono rigorosamente alla larga da medici e ospedali, finendo in questo modo per trascurare la propria salute e per metterla davvero a repentaglio. 
L’ipocondria non è un vezzo, magari da benestanti, uno spleen da artista, ma vera e propria malattia.

Però, all’interno del DSM-V (quinta edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), il manuale diagnostico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association, considerato la Bibbia della psichiatria, non figura. 


LE ORIGINI


Quello che nel linguaggio comune si definisce “ipocondria”, va rintracciato infatti in due distinti disordini del grande capitolo dell’ansia: il “disturbo da ansia di malattia” e, in parte, il “disturbo da sintomi somatici”. Le cause del disturbo d’ansia di malattia (che interessa tra l’1,3 e il 10% della popolazione generale, senza grandi differenze tra uomini e donne) non sono del tutto chiare.
Il problema spesso compare nelle persone che abbiano subito un forte stress o vissuto una grave malattia o un lutto in famiglia, nei soggetti con un’infanzia difficile o in quelli con disordini mentali quali depressione, disturbo d’ansia, disturbo ossessivo compulsivo o psicosi. Sono predisposte inoltre all’ipocondria le persone che tendono a vedere tutto più nero, di quanto non sia. E i trigger possono essere i più vari: leggere di una certa malattia in rete, vedere un film o qualcosa in televisione, venire a sapere che un amico o una celebrity ha una grave malattia. 
Al contrario di altri disturbi mentali, l’ipocondria non è una malattia moderna. La conoscevano già gli antichi Greci che la attribuivano ad un disturbo residente nella milza. 
Moderna, anzi modernissima, è invece la sua trasformazione. Un neologismo, creato dall’unione delle parole cyber ed ipocondria descrive la tendenza alla ricerca su Internet di informazioni mediche relative al proprio stato di salute. 
Parliamo di un comportamento inizialmente adottato per ottenere informazioni sulla propria sintomatologia, che può divenire, in alcune persone, una tendenza ossessiva. Quotidiana. Portando al consolidarsi di una modalità assai dolorosa. Una sorta di circolo vizioso, con annessi pensieri intrusivi o atteggiamenti di natura ossessivo-compulsiva, dai quali è difficile uscire.
La persona può arrivare a una vera e propria autodiagnosi, terapia compresa. Basandosi, ovviamente, su informazioni frammentarie e approssimative. Spesso anche false. Così, questa apparente ricerca di rassicurazioni, può sfociare in uno stato sempre più ansioso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA