Una baraccopoli in piena città che cresce ogni giorno. Pericolosa e che versa in condizioni igienico-sanitarie da incubo, a rischio incendi e nella quale probabilmente vivono anche dei bambini. Benvenuti al “Camping Isacco Newton” come lo hanno ribattezzato i cittadini di Monteverde e del Trullo che sullo stradone di via Isacco Newton ci passano ogni giorno per andare al lavoro o semplicemente per spostarsi dal quartiere.
I TIMORI
La fettuccia d’asfalto a doppia carreggiata su cui le vetture sfrecciano, spesso, a velocità fin troppo elevata, realizzata per le Olimpiadi del ‘60, infatti, collega sia l’Eur che l’autostrada Roma-Fiumicino all’asse Colli Portuensi/Olimpica, un nodo cruciale per la viabilità dell’intero quadrante.
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«Non solo siamo preoccupati per il modo in cui vivono coloro che abitano tra casupole fatte di cartone, legni di compensato e metalli - dice Palma - ma temiamo i rischi che corre l’intero abitato circostante e soprattutto il ponte della Portuense che è sopra per via dei possibili incendi e persino dei possibili scoppi di bombole del gas utilizzate per fornelli di fortuna». La mente va al rogo che ha fortemente danneggiato il “ponte di ferro”. «Tutti noi - continua il consigliere - ricordiamo bene quanto successo la notte tra il 2 e il 3 ottobre del 2021 quando, per l’incendio divampato in un accampamento di senzatetto lungo il fiume Tevere, bruciò il Ponte dell’Industria. Non vorremmo - prosegue il consigliere - che qui, prima o poi, dovessimo ritrovarci in una situazione simile. Tra l’altro i lavori per il rifacimento di quell’opera ora stanno causando problemi proprio a questo quadrante».
I residenti chiedono l’intervento del Municipio anche attraverso i servizi sociali: «Non si può permettere a dei nuclei familiari di vivere in queste condizioni. Non è umano».
Sono almeno una decina le case di cartone e lamiere realizzate sotto il ponte di cemento. Una decina di case con i tetti ricoperti di teli di nylon, a cui si accede tramite porte montate su assi traballanti. Sulle pareti si sono aperte anche delle finestre e all’esterno sono stati tirati su gabinetti alla meno peggio.
Visto il caldo rovente di questi giorni qualcuno ha pure trasferito il letto per dormire all’esterno. Tutt’intorno stendini e rifiuti. «Abbiamo paura - aggiungono gli abitanti dell’XI - che possano propagarsi roghi. E, comunque, considerato il problema della raccolta dell’immondizia che qui e nel vicino XII funziona a singhiozzo, immaginiamo che una situazione simile favorisca nuove e sempre più numerose colonie di topi».
LE RICHIESTE
Nell’interrogazione, Palma chiede di conoscere «se all’interno ci siano minori e se nei confronti degli stessi sia garantito il diritto allo studio; se in relazione alle condizioni attuali sia garantita la sicurezza in termini igienico sanitari e di carattere personale (antincendio e altro); se siano state pianificate, di concerto con i dipartimenti e uffici, azioni di ricollocamento delle persone attualmente presenti all’interno della baraccopoli». Insomma, dopo gli sgomberi di alcuni insediamenti negli anni scorsi (abitati da rom, romeni e albanesi), la baraccopoli è tornata e di dimensioni maggiori. Un villaggio di “fantasmi” ma ben visibili ai cittadini. Che in questo quadrante puntano il dito anche su altre situazioni a rischio. «Ieri siamo andati a Villa Pamphijli - racconta una coppia che abita in via Gandiglio - i prati sono secchi, tutto è secco e a rischio incendi».