Api, boom di nidi in casa a Roma: cosa fare? «Non usare bombole e veleni, attaccheranno chi le minaccia». I consigli dell'esperto

L’ultimo alveare con ben 80mila insetti disposti in 18 favi all’interno di una villa sulle sponde del lago di Martignano

Il nido di 80mila api rimosso ieri in una casa nei pressi del lago di Martignano
di Alessia Perreca
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Mercoledì 12 Luglio 2023, 17:38 - Ultimo aggiornamento: 17:41

Nascoste nelle intercapedini di un convento, nelle mura di un villino al mare oppure all’interno del contatore elettrico. Le api - in particolare modo quest’anno - hanno compreso appieno le modalità per cercare di sfruttare il più possibile ogni luogo caldo, sopravvivere e proseguire la loro attività riproduttiva. «Le api hanno subìto 40 giorni di fenomeni piovaschi nel periodo primaverile e questo ha impedito la loro sciamatura. Nel momento in cui si sono allontanate dal proprio nido non hanno avuto cura di selezionare i luoghi dove poter nidificare. E sono avanzate in città», ha spiegato al Messaggero l’esperto zoofilo Andrea Lunerti. «Questo è un anno senza precedenti. Stiamo ricevendo numerose chiamate per intervenire nelle case e metterle in sicurezza. Un fenomeno in crescita proprio perché gli insetti hanno preferito un'intercapedine anziché un comignolo, o una utenza domestica invece della cavità del tronco. È accaduto perché il maltempo le ha costrette ad entrare in qualunque tipo di luogo affinché riuscissero nella loro attività. Con la conseguenza di aver eccessivamente nidificato all’interno delle strutture umane».

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I casi a Roma

L’ultima storia arriva dalla casa del signor Patrizio, nei pressi del lago di Martignano alle Porte della Capitale.

L’uomo si è assentato dall’abitazione per diverse settimane a causa di alcuni problemi di salute. Al rientro, la sorpresa: ben 80mila api disposte su 18 favi tra lo sportello e la finestra della camera da letto. «Un record - lo ha definito l’etologo - per quella massa di api e per le dimensioni del nido raggiunte in poco tempo. Abbiamo visto il colore della cera - bianco madreperla - a dimostrazione che le api avevano creato la colonia in un tempo limitato. Al contrario, quando rinveniamo la cera scura - creata sempre dalle api ceraiole - significa che l’alveare è presente da diversi anni». «Se non fossimo intervenuti - sottolinea Lunerti - il numero degli insetti sarebbe cresciuto fino ad arrivare a 150mila individui».

Una situazione diversa rispetto alle comuni intercapedini domestiche. «Parliamo di uno sportello di legno che protegge la finestra. Le api hanno sfruttato il calore dell’appartamento mediante la finestra a vetro ed hanno così attaccato il favo. Quello sportello è stato come uno scudo che le ha tutelate dalla pioggia e dai predatori come la faina, un mammifero molto audace nel divorare larve, ratti e ghiotto di miele. La faina peraltro è l’unico animale immune alle punture degli imenotteri: api e vespe».

Da Martignano di nuovo a Roma, in via Flamina, dove un altro alveare è stato rimosso nel pomeriggio di oggi, dal palazzo della società Costruzioni Civili Cerasi. Le api avevano nidificato sotto il cornicione e per i tanti impiegati era diventato impossibile aprire le finestre. 

Nidi in casa, come agire? 

«È necessario mettere in sicurezza la stanza e avvertire immediatamente un esperto. Deve essere un apicoltore specializzato come previsto dalla legge. Non bisogna mai improvvisarsi altrimenti si possono creare situazioni di grande pericolo per noi stessi e per gli altri. Gli interventi di messa in sicurezza devono essere effettuati con una attrezzatura specifica e sconsiglio sempre l’utilizzo di bombole e veleni. Non riusciremo mai ad arrivare a neutralizzare l’intera colonia. La maggior parte di loro rimarrà viva e questo scatenerà un attacco tremendo nei confronti di chi ha cercato di far loro del male. Gli insetti sono consapevoli dei pericoli circostanti». «Stiamo intervenendo in tantissimi luoghi», ha detto Lunerti. «Le api hanno sciamato in maniera anomala. Ma non le abbiamo prese tutte. E non possiamo sapere quante ancora ne resteranno. Roma è una città grande in cui le risorse sono limitate». 

 

Come si struttura un intervento di messa in sicurezza? 

«Nei nostri numerosi interventi ci siamo resi conto che le persone vogliono mettere in salvo gli insetti. E 9 volte su 10 ci riusciamo. Sono rari i casi in cui siamo costretti a neutralizzarle. Gli interventi comportano un lavoro faticoso e doloroso perché nonostante la protezione delle tute, le punture arrivano lo stesso. Una volta aspirate, le api devono essere assistite, trapiantate e ricollocate in un’arnia dove andremo a creare la precedente situazione, ma in modo artificiale. Successivamente, trascorso un periodo di quarantena - tra i 30 e 60 gg - comprendiamo se riescono a salvarsi o meno. In alcuni casi, la Regina può soffrire per stress e morire. Il lavoro è quello di predisporne un’altra proveniente da una famiglia diversa. E - conclude Lunerti - entro un anno e mezzo arriva la produzione di miele».

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