SENSORI
Le ante automatiche dei treni non sono dotate di sensori ottici come gli ascensori o i dispositivi anti taccheggio dei negozi. Il perimetro longitudinale delle porte è rivestito da gomma spessa di tipo caucciù. Dunque, quando si chiudono, i portelloni non si accorgono della presenza di corpi così sottili che eventualmente rimangono in mezzo. Devono sbattere e urtare contro un oggetto importante per rimbalzare e riaprirsi. Infatti se rimane dentro il polso, un ginocchio, un piede di un adulto, una valigia, il sistema non dà il consenso alla trazione e quindi alla ripartenza. Anche se l'autista ingrana la marcia il treno rimane fermo con la spia accesa Porte aperte.
L'incidente di ieri è molto simile a quello di Natalya Gargovich, la 45enne che il 12 luglio 2017 rimase intrappolata nella metro a Termini. In quel caso, infatti, c'è una busta di nylon che la donna portava al polso.
La chiusura ieri, come quella volta, non è stata ermetica. E se c'è di mezzo il manico di una sporta, al conducente non arriva alcun tipo di avviso che possa eventualmente bloccare e ritardare la partenza. Non si possono nemmeno installare sensori ottici perché sarebbero troppo sensibili, le porte rimarrebbero aperte e la tabella di marcia finirebbe per essere completamente sballata. L'unico modo per capire che sono rimasti pochi istanti per salire a bordo tutti interi è il segnale acustico che appunto avverte che si stanno chiudendo le porte. Prima del segnale acustico il conducente ha a disposizione solo una spia luminosa che gli segnala i varchi ancora spalancati. In quella fascia temporale che dura poche decine di secondi la trazione non è possibile in alcun modo.
LE CURVE
Quando invece i vagoni si mettono in moto il macchinista può rendersi conto che un passeggero è rimasto incastrato solo attraverso gli specchietti retrovisori. Nel caso di Natalya, a Termini quando il treno ripartì aveva subito davanti una discesa e poi una curva. A Garbatella, nell'incidente di ieri, è andata diversamente. Era giorno e il treno andava dritto, quindi nello specchietto si vedeva chiaramente una persona correre che poi è caduta. Momenti di panico in cui la velocità stordisce e spesso nemmeno chi è dentro al treno, al sicuro, capisce bene cosa succede e può intervenire tempestivamente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA