Kitesurfer risucchiato da un elicottero dell'Esercito, la beffa del processo saltato

Kitesurfer risucchiato da un elicottero, la beffa del processo saltato
di Emanuele Rossi
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Venerdì 14 Febbraio 2020, 18:28

La storia del kitesurfer risucchiato a Ladispoli da un elicottero militare «senza scatola nera» si discuterà presso il Giudice di pace di Civitavecchia. Non saranno quindi i togati di un tribunale a stabilire il prossimo 17 marzo se i due piloti dell'Esercito e un ammiraglio della Marina dovranno essere condannati per lesioni colpose. Della vicenda si era interessata persino la Nato, oltre al ministero della Difesa che aveva avviato un'indagine interna, proprio perché in quell'esercitazione durata svariati giorni avevano preso parte anche velivoli stranieri.

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Alle 14.55 del 3 ottobre 2018, sulla spiaggia di Torre Flavia, lo sportivo 52enne di Casal Lumbroso, Alessandro Ognibene, venne travolto dal turbine provocato dal bipala Chinook che poi si allontanò senza tornare a vedere che cosa avesse combinato e senza allertare soccorsi. Trascinato a 12 metri d'altezza, l'odontotecnico artigiano appassionato di kite precipitò violentemente a terra. Nessun altro pilota in contatto visivo su altri mezzi impiegati nelle esercitazioni interforze a bassa quota della Difesa italiana, segnalò qualcosa. Trasportato d'urgenza con l'eliambulanza al Policlinico Gemelli, Ognibene riuscì a salvarsi nonostante un forte trauma cranico, un'emorragia interna, diverse costole fratturate e ematomi a torace e schiena. Sin da subito Malta si era tirata fuori: «Il nostro Augusta Aw 139 stava partecipando all'esercitazione ma non ha causato l'incidente», queste le dichiarazioni a caldo dell'ambasciatrice, Vanessa Fraizer.

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I MOTIVI
Per la magistratura civitavecchiese che ha condotto l'inchiesta, in sostanza, non si può parlare di omissione di soccorso poiché l'elicottero coinvolto nell'incidente era sprovvisto sia della scatola nera sia della riproduzione verbale radio. Apparecchiature che a quanto pare erano a bordo solo nel secondo Chinook in sorvolo su Torre Flavia. Un mistero. I legali del kitesurfer hanno molte perplessità. «Il lato paradossale di questa vicenda - evidenzia Giacomo Tranfo, avvocato di Alessandro Ognibene - è che a fronte di un fatto così grave, viste le limitate contestazioni mosse dalla procura di Civitavecchia ai piloti dell'elicottero, il processo dovrà essere celebrato davanti al giudice di pace. Oggi per le lesioni stradali si tiene un processo in tribunale; è decisamente assurdo che per un incidente aereo che ha rischiato di uccidere una persona, durante un'esercitazione militare, si andrà dinanzi un giudice non togato». Parla anche Giuseppe Maccarone, l'altro legale: «Abbiamo avviato l'azione civile ma nessuno ci ha contattato». Oltre al 118, erano intervenuti gli uomini della Capitaneria di porto di Ladispoli e Civitavecchia che hanno condotto le indagini sequestrando la vela e le imbracature del kitesurfer. Diversi testimoni sfileranno di fronte al giudice di pace tra cui due pescatori romani e una guardia giurata.
 

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