Dopo due anni riapre oggi l’ufficio per il condono edilizio capitolino. Ed entro i prossimi quattro anni il Campidoglio deve smaltire l’immenso arretrato di pratiche, 180mila. Anche perché in questo modo si potrebbe incassare mezzo miliardo di euro. Il Comune lo farà digitalizzando tutto il materiale, ma anche semplificando e accelerando l’approvazione delle domande: se c’è da sanare una tettoia o una finestra, cioè nei casi meno gravi, basterà di fatto l’asseverazione, un’autocertificazione, di un professionista. Come detto oggi, con il rientro in sede di 100 addetti, riprende il lavoro nella storica sede di via di Decima, chiusa prima per il Covid eppoi per le opere di manutenzione necessarie a eliminare l’amianto. Da mercoledì, invece, la struttura sarà aperta al pubblico, previo appuntamento. Anche il sindaco Roberto Gualtieri spera di essere presente all’evento.
Condono a Roma, pratiche semplificate per abusi minori
Con 180mila pratiche da avallare o da respingere entro la fine della consiliatura, l’operazione è a dir poco improba.
L’investimento
Il Comune ha già stanziato 2,5 milioni di euro per invertire la china, ma punta a investire il doppio. Dovrebbe raddoppiare anche il personale dell’ufficio. Spiega Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica capitolino: «Intanto abbiamo istituto una task force che ha dimezzato lo stock di 7mila pratiche urgenti. Le altre le termineremo entro maggio. Poi ci dedicheremo in una fase successiva alle 50mila “movimentate” per concluderle nel 2023. Quindi proveremo a chiudere tutto l’arretrato entro la fine della legislatura».
Per l’assessore, però, la svolta arriverà con la digitalizzazione degli atti. «In questo modo non soltanto ridurremo i tempi e risparmieremo la carta, ma potremo coinvolgere i professionisti, con l’accesso al fascicolo digitale, nella validazione delle domande. Per gli abusi minori il tecnico di parte effettuerà tutti i calcoli, le verifiche di preistruttoria e li depositerà all’amministrazione, che in alcuni casi farà controlli a campione, altrimenti varrà il silenzio assenso. In quest’ottica è stato anche stretto un accordo con l’Ordine degli architetti per garantire la massima correttezza delle procedure». Invece, «per quanto riguarda i casi più complessi, quelli che riguardano vincoli paesaggistici o aree più ampie, la verifica sarà fatta secondo gli attuali canoni».
Concludere le 180mila pratiche potrebbe portare nelle casse del Comune attraverso il pagamento degli oneri 500 milioni di euro. La metà delle domande dovrebbe essere respinta.