Roma, bus soppressi e cinghiali: l'agonia di Casalotti con Raggi vicina di casa

bus soppressi e cinghiali, l'agonia di Casalotti
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 14 Maggio 2019, 10:27 - Ultimo aggiornamento: 13:12

Quante sono le città di Roma? Almeno quindici, a considerare soltanto i Municipi: quindici “spicchi” dentro e fuori il Gra che della città hanno tutto, dal numero di abitanti ai problemi divisi tra un “centro” e una “periferia”. Ma poi le città dentro la città sono anche di più: ogni quartiere, in fondo, lo è. Con le proprie usanze, i propri guai, la propria gente. Ed è a queste realtà che il Messaggero, da oggi, vuole dare voce con un lungo viaggio che parte da Ottavia/Casalotti e che toccherà tutte le zone della Capitale. (Ernesto Menicucci)

L'INCHIESTA
«È la nostra Salerno-Reggio Calabria», dicono al bar di via Casal del Marmo, civico 183. «Solo che oltre a non sapere quando inizieranno e finiranno i lavori, è pure inutile». Si sta parlando della funivia che con le sue cabinette fluttuanti dovrebbe sbaragliare il traffico monstre della Casal del Marmo. O di via di Boccea. Così promette da anni la propaganda grillina, anche se l’opera non scalda proprio i cuori, da queste parti, anzi. «Il problema vero lo sai qual è? - dice per esempio Angelo Mosca, 37 anni, operaio, tazzina del caffè in mano - è il 997, che prima passava su questa strada e poi puff, sparito. Controlli la palina, controlli: sbianchettato. Da un giorno all’altro. E il 998?». Altro bus, altra doglianza. «Hanno stravolto il percorso. Prima andava filato alla metro A, così lasciavi la macchina qui e scendevi giù con quello, poi arrivavi in centro sul treno. Comodo, no?». E ora? «Fa un giro lunghissimo, arriva alla stazione di Ottavia, tutto più difficile. Tutto peggiorato». Fossero solo i bus. «I topi? Mai visti così tanti. Quattro-cinque anni fa era un evento, la volta che ne vedevi uno. Ormai non ci fai neanche più caso», scrolla le spalle Hamdi Ben Salem, il gestore del bar all’incrocio con via Federico Ageno. Raggi abita cinquecento metri più in là, in via Melzi. Anzi, abitava. Perché da qualche mese ha traslocato. Ma sempre in zona.




STRADE TRANSENNATE
Alla vicina di casa illustre, quantomeno, non si potrà accollare la colpa di avere tirato a lucido il suo quartiere, trascurando gli altri. Ottavia - e Selva Candida, e Casalotti - si ammalora nel degrado come tante altre periferie. Ma come per le famiglie, ogni borgata infelice lo è a modo suo. 

 

 



Ci sono le strade chiuse per voragini, da mesi, come via Carugate. «Su via di Boccea, angolo via di Casalotti, i lavori vanno avanti da due mesi, dovevano togliere il senso unico il 25 aprile, mai rimosso», racconta Marco Sugherini, 51 anni, mentre si affaccia dalla vetrina del locale in cui lavora. «Ma è logico che sia così, si vede solo un operaio, uno. Due massimo. Così chissà quando finisce». Anche lui se la prende coi topi. «Sono appena passato con mia figlia sulla Casal del Marmo, facevano a nascondino tra i bidoni stracolmi». Pausa: «Prima non era così». Lo ripetono in parecchi, in questo spicchio di Roma Nord. 

La differenziata arrivata quattro anni fa con la promessa di una rivoluzione che avrebbe migliorato la vita di tutti è stata un sonoro flop. Sbaraccati i cassonetti, sono arrivati i mini-secchi da condominio. Che però nessuno passa a svuotare per settimane, a volte mesi. E così i barili del porta a porta diventano protagonisti di una guerra tra vicini all’ultimo sacchetto. «Per esempio, se tu vedi che il tuo contenitore è quasi pieno - rivelano, con tono carbonaro, per necessità, davanti alla stazione Ottavia - allora per evitare di mettere la busta sotto casa, che poi puzza, la infili di nascosto qualche isolato più in là». Qualcuno li chiamerebbe zozzoni. «Ma che dobbiamo fare se i netturbini non passano mai?». In alternativa, c’è chi prende d’assalto le campane del vetro, le uniche rimaste sui marciapiedi. Si cala la propria porzione di pattume all’interno, in spregio alle regole della differenziata, oppure, quando il bidone è già stracolmo, si lascia tutt’intorno. Mini-discariche, come quella che si vedeva ieri in via di Santa Gemma, accanto al castello cinquecentesco di Porcareccia. In via di Monte Arsiccio, invece, i sacchi li appendono ai cancelli. In alto, come gagliardetti. «Altrimenti li divorano i cinghiali».

(1-continua)




 

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