Roma, Schizofrenico e bipolare all'Appio Claudio: la polizia spara per fermarlo

Il ragazzo aveva dato in escandescenze in casa e ha ferito gli agenti con un coltello. Il dramma delle famiglie con malati psichiatrici: «Mancano cure e strutture adeguate»

Polizia e ambulanza intervenute sul posto all'Appio Claudio
di Alessia Marani
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Lunedì 8 Agosto 2022, 17:04 - Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 13:18

Tre scariche di taser non sono bastate per fermarlo e alla fine i poliziotti hanno dovuto sparare a un paziente psichiatrico di 31 anni che aveva dato in escandescenze per renderlo inoffensivo. Tre colpi con la pistola di ordinanza, due dei quali hanno centrato il giovane sotto una spalla e a una gamba, mentre il terzo proiettile è andato a vuoto e i familiari lo stanno ancora cercando nel caos dell’appartamento messo a soqquadro. Fortunatamente il giovane non è in pericolo di vita: ricoverato al Policlinico Casilino ne avrà per 30 giorni. È successo nella notte tra sabato e domenica in un’abitazione dell’Appio Claudio, dove il 31enne, affetto da schizofrenia e bipolarismo, complice le temperature roventi che acuiscono le problematiche per chi soffre di disagi psichici, prima è sceso in strada fuori di sé, poi risalendo in casa dove si trovavano oltre al papà anziano e malato anche i cugini, ha cominciato a rivoltare tutto per aria, a urlare, a minacciare i familiari. A quel punto è stato chiesto aiuto al 112 e sul posto sono arrivati una volante della polizia e il 118.

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Non era la prima volta che accadeva: un paio di settimane fa riportare la calma erano intervenuti i carabinieri. «Erano in 12 e per bloccarlo lo hanno dovuto placcare», racconta un testimone.

Il ragazzo è in cura presso il Cim, il Centro di igiene mentale di zona, da molti anni. L’altra notte quando ha visto le divise la sua rabbia è esplosa, ha prima puntato contro due agenti una sorta di punteruolo costringendoli a uscire di casa, quindi si è chiuso dentro con un cugino, il quale, approfittando di un momento di distrazione è riuscito a riaprire la serratura e a sgattaiolare via. Nel frattempo erano arrivati i rinforzi. I poliziotti, indossati i giubbetti di sicurezza, sono risaliti ma questa volta il 31enne li ha accolti brandendo un coltello. «Noi da sotto abbiamo sentito almeno 4 spari e abbiamo pensato al peggio - ha spiegato un familiare - Quando sono riscesi, uno di loro aveva il giubbetto lacerato in mezzo al petto, altri due delle strisciate di lama sulle gambe. Li aveva colpiti, noi non sapevamo avesse un coltello, non lo abbiamo visto».

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I poliziotti non hanno avuto bisogno di particolari cure, il 31enne, invece, non uscirà dall’ospedale prima di un mese. E dopo? È il quesito che arrovella conoscenti e familiari. Per loro il ragazzo ha bisogno di essere seguito in una struttura ad hoc, con personale specializzato che possa somministrargli le giuste terapie. «Con il caldo il bere molto, per esempio, contribuisce a fare svanire prima gli effetti delle medicine - spiega un esperto - e se i pazienti vengono abbandonati a casa senza assistenza idonea, per loro e per i familiari si scatena l’inferno». Come successo l’altra notte e come succede a tante altre famiglie lasciate sole a combattere con il disagio psichico, in cui genitori spesso anziani e stremati non ce la fanno a stare dietro a figli. «Ma questi ragazzi - dicono all’Appio Claudio - non possono diventare un problema di ordine pubblico o rischiare di morire per una pallottola. Vanno aiutati».

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